Requiem per Aspirina

La rivista satirica «Aspirina» ha dovuto cedere alle pressioni di una multinazionale e ha chiuso i battenti – resta il blog erbacce

di Laura Marzi
Azione.ch | 8 aprile 2019

Una rivista di satira femminista che nasce a Milano nel 1987 e che viene chiamata «Aspirina», perché la sua redattrice di allora, la scrittrice Bibi Tomasi, prendeva la famosa pillolina effervescente per curarsi dai dolori cervicali causati dalle ore trascorse sulla macchina da scrivere. Il mese scorso «Aspirina» è stata bandita dal web perché il colosso farmaceutico Bayer ha ritenuto che una rivista satirica traesse in inganno coloro che, costipati, cercassero sul web il farmaco. Indomite, seppur attonite, le donne della redazione di «Aspirina» e le collaboratrici della rivista hanno creato un blog: www.erbacce.org in cui si racconta la storia surreale di una multinazionale che se la prende con una rivista di satira femminista. Su erbacce.org è possibile consultare anche l’esilarante archivio storico di «Aspirina».

Aspirina, edita dalla Libreria delle donne di Milano, è stata pubblicata su carta per anni, prima in forma autonoma e poi nel mensile Noi Donne. Tra le sue fumettiste e autrici Bibi Tomasi, appunto, Pat Carra, Piera Bosotti, Fiorella Cagnoni, Sylvie Coyaud, Margherita Giacobino, Giuliana Maldini, Isia Osuchovska, Ketty Frost.

Nel 2013 «Aspirina» va online e acquisisce il sottotitolo di «rivista acetilsatirica», si arricchisce della collaborazione di illustratrici come Liza Donnelly, fumettista satirica per il «New Yorker» e del lavoro di donne geniali come Loretta Borrelli, Anna Ciammitti, Manuela De Falco, Dalia Del Bue, Livia Lepetit, Elena Leoni e molte altre. Il lavoro della redazione e quello delle collaboratrici è sempre stato gratuito e volontario perché c’era un piacere, una sorta di ritorno innegabile e immediato a fare della satira con la libertà che «Aspirina» garantiva. Le istruzioni erano: parla, racconta, disegna di ciò che in questo momento costituisce il tuo assillo, una preoccupazione, anche una angoscia, perché cercare di fare dell’ironia e dell’autoironia non solo aiuta davvero, ma talvolta è l’unica cosa bella che resta possibile in determinate situazioni. Poi, il femminismo, come altri luoghi della politica, ha davvero bisogno di umorismo e le femministe simpatiche questo lo sanno, e lo fanno.

Anche il neoliberismo ne avrebbe bisogno, ma ovviamente questa è una contraddizione in termini: il potere che si moderasse attraverso i confini salubri dell’ironia non sarebbe potere, certo non lo sarebbe nella forma devastante che acquisisce quando si tratta di mostri come quelli che si sono scagliati contro «Aspirina». Già, perché nonostante «Aspirina» la rivista fosse un marchio per l’editoria regolarmente registrato, nell’autunno del 2017, in piena fusione con la Monsanto, l’industria farmaceutica Bayer ha pensato bene, attraverso la voce di studi legali agguerriti e potenti, di scagliarsi contro la rivista di satira femminista.

«Aspirina» doveva sparire dal web, perché la sua presenza avrebbe confuso coloro che online cercavano notizie dell’acido salicilico per un raffreddore e trovando la meravigliosa grafica della rivista, oltre ai fumetti, e alla satira, si sarebbero fatti convincere che è meglio farsi una risata che prendersi una pasticca. Ora, si sa che il potere deve mentire, ma non esistono neanche più i confini della logica? Come si fa a confondere un farmaco effervescente con una rivista satirica?

Impossibile, però, per «Aspirina» sopportare una causa che sarebbe durata decenni in tribunale: come affrontare le spese legali? Come confrontarsi contro quella che sarebbe diventata la più grande multinazionale del mondo: il mostro a due teste, farmaci da una parte e diserbanti dall’altra, la Bayer-Monsanto? Così, «Aspirina» la rivista esce di scena, per lasciare il posto al blog erbacce: le erbacce, si sa, nascono più rigogliose proprio sulle rovine e nessuno, davvero nessuno, riesce mai a estirparle del tutto. Adesso, poi, da quando Bayer nelle ultime settimane ha perso la causa per il glifosato e le sue azioni sono crollate, con emorragie di cifre esorbitanti in borsa, le erbacce sono ancora più rigogliose. E pensare che crescono così, da sole, senza l’aiuto di nessuna sostanza chimica…

 

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