Per Bayer la vita umana vale meno di un salario minimo

di Gaby Weber
Vignetta di Pat Carra

Erbacce ha un conflitto con Bayer per il suo attacco alla nostra rivista Aspirina. Da anni seguiamo le imprese della multinazionale tedesca, che nel 2018 ha acquistato l’americana Monsanto, produttrice del diserbante Roundup a base di glifosato cancerogeno. La fusione ha portato a Bayer migliaia di cause, un crollo di reputazione e azionario, un futuro incerto e minaccioso. La nostra corrispondente da Berlino Gaby Weber commenta la notizia del 25 giugno, secondo cui Bayer sta patteggiando negli USA per cavarsi dagli impicci.

 

Mercoledì 24 giugno, Bayer ha annunciato solennemente che 95.000 cause civili negli Stati Uniti sono state risolte. E anche a buon mercato per l’azienda, che prevede di spendere al massimo 9,6 miliardi di dollari USA, meno di un sesto del prezzo pagato per l’acquisizione di Monsanto, 63 miliardi di dollari. “Puro cinismo”, ha commentato la Coalizione contro i pericoli derivanti da Bayer (CBG) di Düsseldorf, perché dopo aver detratto le spese legali e le spese processuali, a ogni vittima del glifosato rimane solo un risarcimento una tantum di circa 65.000 dollari, che non copre nemmeno il costo dei medicinali!
Come si legge nel comunicato di CBG, la vita umana per Bayer vale meno di un salario minimo. Infatti, ipotizzando che i tumori causati dal glifosato, accompagnati da elevato stress psicologico e gravi danni materiali, accorcino mediamente di vent’anni la vita delle persone colpite, questo significa 300 dollari di risarcimento per ogni mese di vita perduto.
In precedenza, in alcuni singoli casi, i querelanti hanno ricevuto fino a due miliardi di dollari, somme poi ridotte dai tribunali di secondo grado, ma senza arrivare alla ridicola cifra di 65.000 dollari. Il custode di una scuola, Dewayne Johnson, ha ricevuto un risarcimento di 39 milioni di dollari.

Come la Bayer sia arrivata oggi al patteggiamento – con la persuasione, il ricatto o la corruzione – rimane un mistero.
In contrasto con il diritto civile europeo, quello statunitense sceglie di comminare multe molto alte per assicurarsi che facciano del male alle compagnie, inducendole a cambiare le loro pratiche per ragioni economiche. È famoso il caso di una donna che si ustionò la mano in un fast-food perché il bicchiere di carta era troppo sottile. Il danno dimostrabile era di poche centinaia di dollari di spese mediche, ma McDonald fu condannata a pagare una multa di milioni, e da allora nel fast-food si usano bicchieri più sicuri e robusti.
In questo caso, la tutela dei consumatori è cosa del passato, ormai conta solo il profitto. A Bayer non è stato imposto nemmeno l’obbligo di richiamare l’attenzione sui pericoli dei suoi prodotti, come l’industria del tabacco, per esempio, è obbligata a fare. Solo pochi giorni fa, un giudice federale di Sacramento in California ha respinto la richiesta che qualsiasi azienda venda prodotti a base di glifosato ponga un “chiaro e ragionevole avvertimento” sull’etichetta.
Con il patteggiamento, Bayer vuole garantire che in futuro chi ha subito danni da glifosato non possa far valere le sue pretese davanti ad una giuria, bensì davanti ad una “commissione scientifica indipendente” nominata dalla stessa Bayer.
L’amministrazione Trump accoglierà con favore questa condizione, visto che la sua agenzia per la l’ambiente non si stanca di lodare i veleni di Monsanto. Il ministro australiano dell’agricoltura ha dato il suo plauso, e c’è sollievo anche in Europa, soprattutto a Berlino e Monaco, dal momento che nel 2017, poco prima dell’acquisizione di Monsanto, la Germania ha dato il via libera per altri cinque anni al glifosato all’interno della UE. E la Bundesbank ha finanziato gran parte della fusione tra le due multinazionali con denaro a basso costo della BCE. (v. l’articolo Come Bayer ha comprato Monsanto, link)

La magistratura statunitense non ha ancora approvato questo accordo. Non ho molta fiducia nei giudici, ma dubito che accoglieranno questa volgare transazione nella forma in cui si presenta. Vorrebbe dire esautorare se stessi e negare ai loro concittadini il ricorso alla legge. Dopo tutto, è un’azienda tedesca che dovrebbe pagare. Il New York Times riporta che un avvocato di Houston ha rifiutato l’accordo a nome dei suoi 5.000 clienti.

Il borioso annuncio di Leverkusen non è altro che aria fritta? Non lo sappiamo… ancora.
Ma una cosa è certa: anche se Bayer non vuole vedere l’accordo come un’ammissione di colpa, il resto dell’umanità lo vedrà proprio così. Nessuna azienda paga, se non deve pagare. E le prove presentate nei processi contro Monsanto, ora di proprietà di Bayer, parlavano chiaro: il glifosato è cancerogeno.

 

(Traduzione di Margherita Giacobino)

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