Io e la natura | 27° puntata

Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese

di Manù

 

Mi rifilano un cane.
Se mi tappo le orecchie quando gli obiettori anti sterilizzazione mi propongono un cucciolo, di fronte a una situazione a dir poco straziante non son riuscita a voltarmi dall’altra parte, ma sarà auspicabile che impari a farlo, dopo questo non posso più permettermi che la famiglia aumenti di numero.

È andata così.
Un signore che si occupa di traslochi in paese va a caricare dei mobili da un vecchio, e davanti alla casa del cliente vede un cane, in evidente stato di denutrizione, legato a una corta catena.
Il traslocatore chiede al vecchio se il cane è suo, come mai è alla catena, cosa gli dà da mangiare e cosa ha intenzione di farne visto che si trasferisce.
Il risultato di questa indagine è che:
Il cane vive da quattro anni legato alla catena, se no scappa.
Da quattro anni il padrone lo nutre tirandogli da lontano pezzi di pane secco.
Se nessuno se lo porta via gli da un “bucùn”, in altri termini, lo avvelena.
Alla domanda come mai abbia preso un cane, il tipo risponde che gli serviva, così quando qualcuno si avvicina a casa lui se ne accorge perché il cane abbaia.
Certo che abbaia.
Abbaia anche in quel momento, è l’unica cosa che può fare!

Il traslocatore sconvolto avvisa una signora che si occupa di queste situazioni e che non solo mi conosce ma ho anche scoperto essere una mia lontana parente, cugina di terzo o quarto grado.
Vengono avvisate le guardie zoofile che si occupano anche di tenere le sfortunate bestiole in stallo, ma la situazione è critica, sono pieni di cani che non sanno più dove mettere e hanno bisogno che si liberi un posto.
Ed è a questo punto che mia cugina mi telefona.
Sembra che il vecchio sia un sostenitore della tesi “le bestie son bestie e vanno trattate da bestie.”
Per quanto mi riguarda, non avendo alcun dubbio su chi sia la bestia in questione, sarei corsa in paese, avrei preso il cane legando al suo posto il vecchio, gli avrei messo qualche crosta di pane affianco, lasciandogli il compito di emettere qualche ululato nel caso qualcuno si fosse avvicinato a casa.
Mia cugina mi sconsiglia vivamente di adottare lo sfortunato cane incatenato, in quanto sicuramente malato e instabile psicologicamente. Prendendone un altro già riabilitato, però, libero un posto per lui, e così gli salvo sicuramente la vita.
Così la prossima settimana vado a prendermi Simba, di cui so solo che ha circa un anno, che è di taglia medio-piccola, dolcissimo e va d’accordo con i gatti.
Il malcapitato che è stato usato per quattro anni come un allarme vivente, senza incidere sulla bolletta dell’energia elettrica, verrà portato in stallo, curato, rieducato e chissà, magari un giorno adottato.
Per lui trovarsi in un recinto in compagnia, trattato bene e con due pasti regolari al giorno, sarà comunque un paradiso.
Mia cugina mi dice – sai quanti ce n’è così!-
Ecco, appunto, non voglio saperne più niente.
Vorrei invece sapere come mai non c’è la galera per chi tratta gli animali in quel modo.

 

Trix

Quello che doveva essere un cagnolino di taglia medio- piccola di nome Simba è risultato essere un cane di taglia decisamente media e quasi grande e ha un nome orribile, Trixi, forse Trix, non ho capito bene.
Ha circa cinque anni e ha un passato molto pesante.
Randagio albanese, era stato catturato per essere soppresso con un’iniezione di acido cloridrico, pratica molto in uso in Albania. Ci sono innumerevoli associazioni animaliste che stanno cercando di fermare le stragi di randagi in quel paese, dove vengono soppressi in massa dentro grandi capannoni, con metodi crudeli e non immediati, per poi essere gettati in fosse comuni.
Intercettato in extremis da una signora del luogo che si occupa di queste situazioni e ha contatti in Italia per gli stalli, (cittadini di buon cuore che mettono a disposizione i loro giardini e le loro case e prendono in affido temporaneo bestiole in attesa di adozione) ha iniziato il suo viaggio da profugo verso una vita migliore, senza però trovare nessuno disposto a prenderlo. Correva quindi il rischio di essere riportato in Albania, verso un destino peggio che incerto.
È timido e dolce, spaesato, con due enormi occhi molto tristi e due splendide orecchie a manubrio.
Non per dire, ma tenendo conto della sottoscritta e del luogo in cui è finito, poteva andargli meglio?

 

Ma adesso viene il bello.
Farlo accettare agli altri quadrupedi di casa, che sono sette!
Con il cane Michi nessun problema, Trix lo tratta con il rispetto dovuto agli anziani e lui per lo più lo ignora, si limita a rubargli la cuccia appena può e ho scoperto che Trix fa la stessa cosa anche se nella cuccia di Michi non ci entra tutto.

 

Trix nella cuccia di Michi

 

Michi nella cuccia di Trix

La gatta Lindo, la solita sfacciata, dopo qualche ora l’aveva già annusato per bene, sua madre Linda è molto cauta ma incuriosita, il micio più giovane, Ginetto, è terrorizzato, entra ed esce di casa solo dal balconcino della camera da letto per non correre il rischio di incontrarlo.
Baby quando lo ha visto ha alzato un sopracciglio e si è rifugiata a casa del vicino, insieme agli altri felini Bibo e Mina.
Con loro ci vorrà un po’ più di tempo, ma Trix è bravissimo, ha l’aria di conoscere i gatti e oltretutto, prima di fare qualsiasi cosa, mi guarda come per chiedermi il permesso.
Mi son data più volte della cretina per essermi lasciata rifilare l’ennesimo disgraziato, ma che dire, adesso son contenta!

Foto di Manù e Andrea Ferrante

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