Piccolo dizionario di femminismo saputello

ovvero tutti quei termini senza i quali siete delle reiette del femminismo (e non solo)

A cura della Misantropa
Illustrazioni di Liv

 

 

Oggi per potersi dire femministe è essenziale usare le parole giuste, che come è noto si trovano soprattutto nella lingua inglese, il global language del momento (in attesa del cinese), che nel nostro paese ha dato origine al feminist glocal english, di cui si forniscono qui i termini più indispensabili per una corretta pratica femminista quotidiana:

Man (= uomo), termine arcaico dall’inglese pre-gender: un bipede umano cisgender intellettualmente condizionato da ormoni maschili; anticam.: quella metà dell’umanità che non è donna. Attenzione: usare con cautela in ambiti femministi, può essere offensivo.

Woman (= donna), arc. c.s.: un bipede umano di qualsivoglia gender portatore di femminismo; anticam.: quella metà dell’umanità che non è uomo. Usare liberalmente in tutti i luoghi in cui non è più un insulto, cautela negli altri (v. lista nelle dieci pagine successive).

Mansplaining (man + explaining = spiegare)
Pratica tradizionale maschile che consiste nello spiegare alle donne argomenti anche molto ovvi, dando per scontato che loro non riescano a capirli. Nei secoli, per far fronte alle sessioni di mansplaining senza incorrere in danni cerebrali, le donne hanno fatto ricorso a varie attività (dalla manicure al sudoku, dalle visioni mistiche alla soluzione di complessi problemi algebrici e scacchistici) che hanno permesso loro di evolversi intellettualmente e creativamente, fino al momento di abbandonare la stanza senza essere notate.
Collegato con:

Manterrupting (man+ interrupting = interrompere)
Quando un uomo interrompe una donna mentre parla e non le lascia finire quello che sta dicendo. Atteggiamento molto diffuso nei paesi in cui alle donne è permesso prendere la parola, negli altri è sostituito da pratiche più incisive come il manslapping (quando un uomo prende a ceffoni una donna) e lo stoning (lapidazione). Da oggi le femministe possono reagire facendo osservare al manterruptor che sta facendo del manterrupting, inferiorizzandolo e (si spera) mettendolo a tacere.
Anche, meno usuali:

Manspamming (spam = spammare, inviare mail indesiderate)
Quando un uomo invade la casella di posta di una donna con mail spam, e manspraining (sprain = distorcere, slogare) quando un uomo spalma grasso sotto i tacchi di una donna, che cade e si sloga una caviglia.

Bropriating (bro/brother = fratello + appropriating = appropriarsi)
Quando un fratello si appropria di qualcosa che appartiene alla sorella (es. rimmel, Xbox, eredità) e, per estensione, quando un uomo si appropria delle idee, scoperte e invenzioni di una collega donna.
In un’ottica di emancipazione e pari opportunità, oggi viene praticato anche il sispriating, (sis/sister = sorella + appropriating): quando una donna si appropria delle idee, scoperte e invenzioni di una collega, messo in atto soprattutto nei luoghi ad alto tasso di sorellanza.

 

 

Slut-shaming (slut = sgualdrina + shaming = esporre al pubblico ludibrio)
Atteggiamento sessista che consiste nel dare della svergognata a una donna che pratica una libertà sessuale ritenuta inaccettabile dal maschio e a maggior ragione da tutte le donne che vorrebbero praticarla anche loro ma non osano.
Può essere collegato a:

Body-shaming (body = corpo + shaming)
Lett: far vergognare una donna di avere un corpo e non vergognarsene. Pratica molto diffusa tra i maschi, l’industria cosmetica, del fitness, la chirurgia estetica, l’advertising, enterteinment, ecc… (v. lista da pag. 11 in avanti)

Da qui varie espressioni come:

Cat-shaming (cat = gatto + shaming)
Far vergognare q.uno, di solito una donna, perché convive esclusivamente con gatti invece di differenziare le sue scelte animalistico-affettive e ampliarle comprendendo p.es cani, pappagalli, maschi etero, tartarughe, orsi, ecc…

Human-shaming (human = umano + shaming)
Far vergognare q.uno, di solito una donna in quanto più speciesism-aware, di essere umana. Come nell’affermazione: figlia di buona donna! risposta: come ti permetti di presupporre che mia madre sia una donna?

Ecco infine alcune pratiche discorsive che vi permetteranno di portare avanti le vostre tesi femministe sgominando le avversarie:

Overgapping
Enfatizzare il gap esistente tra noi e l’interlocutrice (es. gap di sex, gender, età, tendenze sessuali e politiche, preferenze per il ketchup o la maionese ecc…) nominandolo continuamente in modo da creare una barriera linguistica più insormontabile del muro di Gaza.

Acronym-bashing
Pratica discorsiva che consiste nel lancio di acronimi offensivi, es. cerf (chicken-eater-repulsive-feminist= ripugnante femminista mangiatrice di pollo) usato dalle vegan feminist, o l’insulto generico emgyb (eat-my-gender-you-bitch, intraducibile), ecc…

Interreferentiality
Detto di discorsi teorici che citano teorie che citano altre teorie che citano le prime, in loop, in modo da impedire interruzioni maschili e anche non (v. manterrupting) e indurre sensazioni oniriche e inferiorizzanti in chi ascolta. Serve anche per mettere a frutto i sei dottorati conquistati nei vent’anni di disoccupazione trascorsi in stato di dipendenza dalla famiglia d’origine. Si consiglia di farlo davanti alla mamma e al papà che ne saranno debitamente impressionati.

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