La banalità del potere

Intervista a Gaby Weber, leggendo Hannah Arendt

di Pat Carra
Illustrazione di Dalia Del Bue

 

La giornalista d’inchiesta e documentarista Gaby Weber indaga dagli anni ’80 sui rapporti tra nazisti e governi sudamericani, vivendo tra Uruguay, Argentina e Germania. In ottobre 2020 ha vinto una causa contro il Ministero degli Affari Esteri argentino per desecretare i documenti riguardanti il criminale nazista Adolf Eichmann. La storia ufficiale narra che Eichmann, fuggito negli anni ’50 a Buenos Aires, era stato catturato l’11 maggio 1960 da agenti del Mossad, i servizi segreti israeliani, dopo una lunga e tenace ricerca. Portato a Gerusalemme, fu processato e condannato a morte nel 1962.
Mentre mi preparo a intervistare Gaby, rileggo La banalità del male di Hannah Arendt, inviata del New Yorker al processo.

Dopo una lunga inchiesta, hai scoperto che la cattura di Eichmann a opera del Mossad, che passò alla storia come una delle più audaci operazioni compiute dai servizi segreti nel dopoguerra, è un falso storico. Dal 2005 hai pubblicato Los Expedientes Eichmann e girato documentari su questo caso. Quando hai cominciato a indagare?

A partire dal 1999 ho lavorato a un’inchiesta sui sindacalisti desaparecidos della fabbrica di Mercedes-Benz in Argentina. Nel 1976, durante la dittatura militare, gli imprenditori, tra cui c’erano ex nazisti tedeschi, li hanno fatti sparire e assassinati denunciandoli come sovversivi. In quell’occasione ho scoperto che Adolf Eichmann aveva lavorato nella stessa azienda fino a maggio 1960. Ho deciso di approfondire la questione Nazi-Mercedes-Benz e ho capito subito che la versione ufficiale del rapimento, quella del Mossad, non può essere vera per diversi motivi.

Quali sono gli elementi che hanno catturato la tua attenzione e sollevato i primi sospetti?

Ci sono cose chiare e interpretazioni storiche. Primo: l’aereo della compagnia israeliana El Al, che secondo la versione ufficiale, ha portato Eichmann da Buenos Aires direttamente a Dakar, sarebbe schiantato a terra per mancanza di carburante, se non avesse fatto un altro scalo in Brasile. La portata dell’aereo non è un segreto. Ha fatto scalo in Brasile, a Natal e lì Eichmann è stato imbarcato. In secondo luogo, dobbiamo guardare al contesto storico: in quel momento, il governo israeliano del primo ministro Ben Gurion stava negoziando una cifra enorme con il governo di Konrad Adenauer per avere il suo programma nucleare e un rapimento avrebbe messo a repentaglio questo business. Terzo: il Mossad non ha mai cercato i nazisti nel mondo, nemmeno per un minuto, e le connessioni tra sionismo e nazionalsocialismo non erano quelle dipinte nella storia ufficiale. E poi, negli anni ’60 il Mossad era un gruppo di dilettanti, non di professionisti o di assassini come ora.
Eichmann non fu scoperto dal Mossad nel 1960, ma anni prima da Lothar Hermann, il sopravvissuto di un campo di concentramento, emigrato in Argentina, che invano aveva cercato di convincere il governo di Israele e la comunità ebraica di Buenos Aires, a condurlo a processo.

A questo punto ti sei messa alla ricerca di prove.

Ho cominciato a investigare, facendo ricerche in Germania presso BND (Servizio Informazioni della Repubblica Federale Tedesca). Per accedere ai documenti ho dovuto fare causa: durante il processo, la Cancelleria Federale ha sostenuto di volerli mantenere segreti per non disturbare il Mossad, che insiste sulla segretezza e invoca ragioni di sicurezza nazionale. Ho avuto accesso a quattromila pagine su Eichmann nel 2011, dopo tre anni di contenzioso, ma molte erano completamente annerite per mantenere il segreto.
La ricerca negli USA è andata così: all’aeroporto di Washington nel 2010, mentre mi recavo agli archivi nazionali, sono stata arrestata e buttata fuori. Non posso più entrare negli Stati Uniti. Gli archivisti mi hanno comunque aiutata, ma i documenti della CIA, conservati al NLE di Abilene, sono ancora segreti, anche se per legge dovrebbero essere aperti.

E la ricerca negli archivi argentini?

In Argentina, tutta la documentazione sui nazisti è aperta dagli anni ’90, dai tempi di Carlos Menem. Ma solo in teoria, perché gli unici documenti resi pubblici sono copie di articoli di giornale. Cercando nell’archivio del Ministero degli Affari Esteri, ho trovato una lista di cablogrammi ancora segreti dal Consolato argentino di Tel Aviv al Ministero, datati maggio e giugno 1960. Ho avviato un processo contro il Ministero per desecretarli e ho appena vinto la causa, ma non li ho ancora in mano. Il governo argentino ha fatto appello, probabilmente sotto la pressione di Israele.

Le prove che hai raccolto sono sufficienti per fare crollare la montatura/menzogna ufficiale?

I documenti di BND (Germania) che ho in mano dimostrano che il processo in Israele è stato uno show. Le autorità israeliane erano permanentemente in contatto con i tedeschi, sopprimevano le prove e proteggevano gli importanti nazisti che erano entrati nel governo di Adenauer. Eichmann fu rapito da argentini, uomini vicini al presidente Arturo Frondizi che si erano impegnati con i sovietici per porre fine alla presenza di nazisti in Argentina. Almeno di quelli con un mandato d’arresto. L’Interpol, all’epoca, resistette alla persecuzione dei nazisti perché considerava i crimini di guerra un atto “politico”.

Nel tuo libro e nei tuoi documentari racconti complicità e scambi internazionali tra governi, industrie, servizi segreti. Siamo in piena Guerra fredda, che interesse avevano russi e americani?

Nel 1959, il leader sovietico Nikita Kruscev chiede la fine della corsa agli armamenti e dei test nucleari nelle Nazioni Unite e offre un trattato di pace per una Germania unita e neutrale, non appartenente ad alcun patto militare. Queste proposte dovevano essere discusse e concluse in una Conferenza al vertice di Parigi nel maggio 1960 dai vittoriosi alleati della Seconda guerra mondiale. Il governo degli Stati Uniti e il complesso militare-industriale erano contrari: la fine della Guerra fredda avrebbe scosso la loro supremazia. E il vertice fallì.

Come sono riusciti a provocarne il fallimento?

Secondo la storia ufficiale, sarebbe fallito per colpa di Kruscev e dei sovietici. La storia ufficiale nega l’esistenza di test nucleari in Patagonia, inventa il “rapimento eroico” di un criminale di guerra nazista da parte di agenti israeliani e descrive il terremoto in Cile come un evento naturale. Un vero tessuto di intelligence era stato costruito dalla CIA e dal Pentagono. Mentre Eisenhower si trovava al vertice sul disarmo nucleare, i suoi generali arrivarono in Argentina con quattro portaerei piene di esplosivi per condurre test nucleari, a quel tempo proibiti dalla moratoria USA-Unione Sovietica e dalla legge statunitense sull’energia atomica. Gli Stati Uniti si erano accordati con Frondizi e i militari argentini. Subito dopo i test, il 22 maggio, ci fu il grande terremoto di Valdivia in Cile, il peggiore di tutti i tempi, di magnitudo 9,5, una catastrofe con migliaia di morti. Hanno dovuto coprire tutto. Su questo ho girato nel 2016 il documentario Craters for peace. Il problema in tutta questa storia legata al nucleare è che sembra folle, ed è molto folle.

La cattura di Eichmann e l’uso mediatico del processo di Gerusalemme sono dunque dei depistaggi.

Questa è la spiegazione del caso Eichmann, so che sembro molto “cospirativa”, ma i documenti ci sono, negli archivi di Stati Uniti, Germania, Argentina e della Chiesa cattolica argentina. È probabile che il rapimento dovesse distrarre dalla scoperta dei test nucleari sotterranei e segreti, che rischiavano di diventare noti a causa del terremoto. Eichmann era stato rapito da alcuni argentini, ma per tenerlo prigioniero erano arrivati degli israeliani, talmente poco professionali che sono entrati in maggio in Argentina in abiti estivi e senza sapere una parola di spagnolo. Il Coordinamento della Polizia Federale argentina ha arrestato loro e Eichmann, come ostaggi. Secondo me, era il 14 maggio.
Per questo Kruscev era così arrabbiato al vertice di Parigi, perché ha capito che gli americani usavano un criminale di guerra nazista per realizzare il loro piano. Quando il 16 maggio Eisenhower ha visto che il vertice sul disarmo nucleare era fallito, ne è stato felice e se ne è andato. Gli argentini dovevano trovare una soluzione per i loro prigionieri. Il ministro degli esteri Abba Evan è arrivato per gli israeliani e ha negoziato la loro liberazione. Per legge, Eichmann avrebbe dovuto essere inviato in Germania, visto che su di lui pendeva un mandato di arresto che partiva da Francoforte. Questo è stato il punto in cui Eichmann ha potuto negoziare e ha scelto Israele dove aveva molti amici sionisti, tra cui Rudolf Kastzner. La BND mi ha rilasciato un documento su questo negoziato: lo Stato di Israele gli ha promesso una difesa per il processo.

Intanto, Ben Gurion annuncia al Parlamento che Adolf Eichmann è detenuto in Israele

Sì, il primo ministro dichiara in fretta e furia che è arrivato il 23 maggio, proprio il giorno dopo il terremoto in Sudamerica. Lo fa per distogliere l’attenzione del mondo dai test e dalle conseguenze. Non dice come era arrivato in Israele. La versione ufficiale è stata inventata prima di tutto dai media, citando fonti anonime. Fino a oggi, i giornalisti hanno ricevuto un mucchio di soldi per scrivere libri e Hollywood produce un film all’anno sul “rapimento eroico”. L’inganno continua.

Prima della cattura, Eichmann aveva rilasciato interviste all’ex ufficiale delle SS Willem Sassen.

Eichmann si sentiva al sicuro in Argentina. Ha rilasciato interviste registrate per vari anni. Dichiarava di essere orgoglioso delle sue “gesta eroiche” e di provare amarezza perché lui, una volta padrone di milioni di vite, ora viveva in povertà senza alcun potere ricevendo solo un po’ di beneficenza come operaio della Mercedes Benz – mentre i suoi compagni delle SS e del partito nazista stavano facendo carriera. Sassen cercava di vendere l’intervista alla stampa, era solo questione di tempo prima che un giornalista suonasse alla porta di Eichmann. Era imprevedibile di cosa e di chi avrebbe parlato un criminale di guerra loquace. Di Hans Globke, autore delle leggi razziali di Norimberga diventato segretario di Stato del cancelliere Adenauer? Di ex compagni delle SS diventati alti dirigenti nelle industrie tedesche? È possibile che Eichmann abbia avuto a che fare con il riciclaggio di denaro sporco, però non credo, era un personaggio non molto importante nell’esilio nazista. E nell’intervista con Sassen è chiaro che le SS e l’esercito nazista lo disprezzavano per non aver lottato sul fronte militare.

Viene quasi il sospetto che, avendo negoziato per la sua vita, nonostante la condanna a morte sia stato fatto fuggire.

No, probabilmente è stato impiccato, per farlo tacere per sempre.

Hannah Arendt aveva visto la dimensione “spettacolare” del processo e coniato per Eichmann la definizione “banalità del male”. Questa riflessione e l’attenzione al collaborazionismo dei Consigli ebraici degli anziani, le costarono furiose critiche e l’accusa di antisemitismo.

Sì, Hannah è odiata in Israele, dai settori sionisti. Le rimproverano anche l’episodio con Heidegger, il filosofo pro-nazista. Però, che atteggiamento machista! Heidegger non è mai stato rimproverato per la relazione con una sua studentessa. Si devono guardare le cose nel loro contesto.

La tua inchiesta libera la narrazione su Eichmann dagli elementi retorici, eroici, grandiosi. Emerge l’intreccio di moventi economici, politici e mediatici. Sulla scia di Arendt, tu hai svelato la banalità del potere. Quale relazione senti di avere con lei?

Ammiro Hannah Arendt come filosofa, la adoro. Sono convinta che se avesse saputo i fatti veri dell’affare Eichmann, avrebbe dato un calcio alla sua tomba e alle autorità di Israele, indignata!

Oltre alla strenua difesa della segretezza, che reazioni ti aspetti, in particolare da Israele?

Abbiamo le prove da Israele? No, niente. Silenzio. Beh, è un bene che non mi stiano attaccando o aggredendo, solo… ignorano i fatti. Ma una cosa è il governo, un’altra è l’opinione pubblica: sono un po’ delusa che non reagisca. Il caso Eichmann è un vero mito in Israele, sono orgogliosi di aver inseguito almeno UN nazista e ora devono rendersi conto che era tutta una favola.

A proposito degli attacchi al suo libro, Hannah Arendt scrisse nel 1963 all’amica Mary McCarthy: Tutto il furore suscitato riguarda i fatti, e non teorie o idee. L’ostilità contro di me è ostilità contro una persona che dice la verità sui fatti, e non contro qualcuno che sostiene idee che sono in conflitto con quelle comuni.

Le sue parole valgono ancora oggi. Quando guardiamo con quali metodi e con quale volgarità agivano i protagonisti di allora – Eisenhower, Adenauer – la parola “banalità” è poco. Nel profondo, non sono riusciti a convincere le masse delle loro idee, ma hanno raggiunto i loro obiettivi attraverso il potere e la menzogna. Sono dei miserabili e altrettanto miserabili sono quelli che ancora oggi nascondono la verità.

Gaby Weber, Los Expedientes Eichmann (ed. Sudamericana)
Craters for peace. How the military industrial complexe survived disarmament
Vai a tutti i film: gabyweber.com
Hannah Arendt, La banalità del male (Feltrinelli)
Tra amiche. La corrispondenza di H.Arendt e M. McCarthy 1949-1975 (Sellerio)

 

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