Io e la natura | 64° puntata

Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese

di Manù

 

Baby

Quella disgraziata della gatta Baby non è rientrata.
Sono le dieci di sera, buio pesto, in cielo una pallida mezza luna.
È la terza volta che uscendo di casa per cercarla incontro Nove la volpe sul muretto.
Lo so, di solito a quest’ora le ho già messo da mangiare, ma con Baby fuori ho tardato, preferisco che non si incontrino, non si sa mai.
Sento un tramestio vicino al lavatoio, magari è la mia gatta. E invece no, è quel rompiscatole di Ottavio, un gatto nero randagio, attaccabrighe e piscione, ci mancava lui stasera…
Ho degli scarti di pesce troppo puzzolenti anche per Nove e Ottavio e decido di unire l’utile al dilettevole andando a buttarli nella scarpata dietro la siepe in fondo al cortile, così nel frattempo controllo che la disgraziata non sia da quelle parti.
Mi affaccio alla siepe, butto gli scarti e sento un rumore di passi nel bosco più in basso. Un po’ troppo pesanti per essere di Baby.
Ma provo lo stesso a chiamarla a gran voce.
A quel punto il rumore di passi si trasforma in un galoppo sostenuto e vedo arrivare a gran velocità sul sentiero un cinghiale. Che con mio gran stupore invece di fermarsi ai piedi della scarpata si arrampica e viene dritto da me.
E mi rendo conto che se non fosse per la siepe che ci divide mi avrebbe caricata, ma è costretto a fermarsi emettendo una via di mezzo tra un ringhio e un grugnito.
Paralizzata dalla paura e dalla sorpresa ci metto un attimo a capire che devo togliermi di lì. Mentre indietreggio cautamente sento il bestione spostarsi un po’ più in là alla ricerca di un varco nella siepe.
Accidenti, si è proprio incavolato!
A quel punto mi metto a correre e mi chiudo in casa.
Il mio grido di richiamo deve averlo spaventato e i cinghiali quando si spaventano caricano.
Dopo un quarto d’ora arriva Baby, serena e pacifica, e non capisce perché la guardo come se volessi strangolarla.
La prossima volta la chiamo dal balcone.

 

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