Io e la natura | 62° puntata

Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese

di Manù

 

Sono passati quasi due anni da quando è arrivato Bix.
O meglio da quando sono andata a prenderlo caricandomi di qualche cruccio in più.
Ci vogliamo sicuramente molto bene, nel tempo abbiamo imparato a conoscerci e io ho modificato una serie di miei comportamenti per adeguarmi alla sua personalità e potermi relazionare con lui al meglio.
Lui, invece, non si è adeguato a un bel cavolo di niente e continua bellamente a farsi gli affari suoi.

A essere onesta qualche piccolo miglioramento c’è stato, tipo:

-Non terrorizza più abbaiando e ringhiando furioso tutte le persone di sesso maschile che mettono piede in cortile (con le donne è sempre stato gentile e accogliente) ma adesso arriva silenziosamente alle spalle e tenta di mordergli il sedere o un polpaccio.

-In strada non insegue più i runner, che grazie a lui miglioravano le loro prestazioni sportive.

-Quando lo chiamo invece di ignorarmi totalmente come se non esistessi, si ferma, mi guarda e ci pensa tra i 9 e 11 secondi prima di continuare a farsi gli affari suoi.

 

-È passato da una totale assenza di manifestazioni di affetto nei miei confronti a muovere leggermente la coda per salutarmi, chiedermi le coccole mettendosi immobile vicino a me con la faccia da scemo e nascondere gli occhi sotto a una zampa quando gli do i baci sul naso.

-Mi chiede di andare a spasso con lui, manifesta grande entusiasmo se lo assecondo correndo davanti a me per i primi 50 metri, voltandosi spesso per controllare che lo stia seguendo, dopodiché sparisce e ci rivediamo a casa.

Niente male dopo quasi due anni di convivenza.
Bix non è un cane aggressivo né tanto meno stupido, ha solo paura, una paura che non riesco a togliergli di dosso nonostante non abbia più motivi di provarla.
Ha paura innanzitutto degli uomini, ha paura dei rumori, di essere rinchiuso, di essere abbandonato, di essere picchiato, delle voci grosse.
Mi ha raccontato nel tempo la sua storia di grandi sofferenze e sicuramente il progresso più grande che abbiamo fatto insieme è il lento svanire dell’immensa tristezza che aveva negli occhi quando l’ho conosciuto.
Detto ciò, nell’imporre la mia posizione di capo branco, faccio schifo.

 

Foto di Manù e Andrea Ferrante
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