Io e la natura | 59° puntata

Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese

di Manù

 

Le poche persone che vedo sono prevalentemente maschi, di solito armati.
Di fucile, di motosega, di decespugliatore.
Oppure a cavallo di enormi trattori attrezzati di scavatore, pinza o verricello a seconda dei casi.
In loro il pensiero che ha la priorità su tutto, anche sulla salute, è il denaro.
Qualsiasi cosa è giustificata per il guadagno.
Il disboscamento selvaggio, la totale inaffidabilità lavorativa (se accettano un lavoro che li fa guadagnare cinque iniziano a farlo, ma se nel frattempo ricevono una proposta che li fa guadagnare dieci mollano l’altro lavoro a metà e spariscono per mesi), avvelenare il terreno per accelerare il raccolto, sfruttare il bestiame risparmiando quanto più possibile sul mantenimento.
Lavorano, lavorano, lavorano, la mattina, il pomeriggio, la sera, i giorni feriali e quelli di festa, accumulano quanto più possibile, alcuni per i posteri altri non si sa perché.
Gentili e disponibili, se possono darmi una mano lo fanno ben volentieri e se capitano da queste parti non mancano di venire a farmi un saluto, incuriositi da questa donna che vive da sola nei boschi, va a spasso con uno stuolo di gatti e parla con le galline, che tra l’altro le rispondono.
Oltre al denaro si preoccupano anche di chi potrebbe portarglielo via.
Gli stranieri e lo stato.
“Bastardi, a noi ci riempiono di tasse e poi danno il reddito di cittadinanza a quelli lì che arrivano e non hanno voglia di far niente!“
“Non c’è più. “
“Cosa?”
“Il reddito di cittadinanza, adesso c’è quello di inclusione.”
“E be’, fa niente, bastardi lo stesso.”
Le donne esistono ma le incontri solo dal panettiere.
Se non fanno le casalinghe lavorando a più non posso per badare ai figli, alla casa, alla terra e eventualmente agli animali, lavorano prevalentemente nella sanità (infermiere, assistenti sanitarie) o nelle scuole (maestre, bidelle).
Rarissimamente ne compare qualcuna quassù. Gentili ma diffidenti mi guardano con sospetto.
“Oddio un gatto nero!”
“?”
“Brrrr, no, no, non ho proprio una passione per i gatti neri!”
“Veramente?”“ Ah no, non mi piacciono proprio.”
“Ho capito, come durante la caccia alle streghe.”
Si, lo so, non mi farò mai un’amica da queste parti, probabilmente.

Il mio sguardo si perde lontano, in cima a una delle montagne più alte dove a quest’ora del pomeriggio batte ancora il sole e mi ritrovo a pensare: E se mi costruissi una casa lassù?

 

Foto di Manù e Andrea Ferrante
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