Io e la natura | 30° puntata

Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese

di Manù

 

Volere molto bene a otto bestiole che vivono libere di fare quello che vogliono in mezzo ai boschi e essere ansiosa è un abbinamento che non aiuta.
Il prezzo della libertà può essere alto, i pericoli non mancano.
Ci sono naturalmente i predatori.
Volpi, lupi, tassi, poiane, faine.
E ci sono prede che possono essere altrettanto pericolose perché velenose o tossiche.
Vipere, ramarri, salamandre, toporagni, quei simpatici bruchi pelosi che vengono chiamati “gatte” che se ingeriti possono causare gravi ustioni, lumache che sono veicolo di parassiti che fanno le larve nei polmoni, vespe di terra, molto aggressive e dalla puntura micidiale.
Ogni sera in cui tutti i componenti della mia famiglia pelosa tornano a casa incolumi, è un regalo.
Una mattina la gatta Lindo è uscita e non si è fatta più vedere.
A mezzogiorno ero un po’ preoccupata, alle quattro ero in ansia, alle otto ero in paranoia secca.
Alle dieci e mezza colta da disperazione profonda, un po’ brilla per il vino che avevo bevuto a cena per farmi coraggio, armata di bastone, con la pila da minatore in testa, accompagnata da Baby e Mina, parto per boschi e vado a cercarla.
Dopo un ora di ricerche infruttuose, sono distrutta.
Sono ormai quasi sicura che la mia adoratissima Lindo sia diventata il piatto del giorno di qualcuno.
Torno a casa in lacrime, mangio cinque tartufi al cioccolato, faccio uscire Michi e Bix per una pipì, ma Bix trova il sacco del pane secco, ruba una pagnotta enorme e sparisce chissà dove per mangiarsela in santa pace.
Quindi mi metto a cercare Bix.
Lo trovo nel prato dietro casa del mio vicino e chi ti vedo vicino a lui che si rotola nella terra felice come una Pasqua?
La Lindo!
Imponentissima stronza.
Ma come sono felice quando a mezzanotte e mezza completamente a pezzi, vado a dormire!

 

La Lindo ha contratto un parassita dal nome difficilissimo, Troglostrongylus brevior, o qualcosa del genere.
In qualunque modo si chiami è una bella porcheria, ingerito fa le larve nei polmoni.
Con uno specifico antiparassitario sembra che la situazione si sia risolta, speriamo in bene, oltretutto dare farmaci alla Lindo è una lotta libera all’ultimo sangue e il sangue è sempre il mio.
Mi stupisco ogni volta del costo dei farmaci a uso veterinario.
Da quando poi hanno vietato ai veterinari di prescrivere antibiotici destinati agli umani, la situazione è ulteriormente peggiorata.
I principi attivi sono per lo più gli stessi, ma a uso veterinario costano 3 o 4 volte tanto.
Il divieto è stato introdotto per scoraggiare gli allevatori di animali destinati all’alimentazione dall’usare antibiotici in maniera indiscriminata. Piccolo particolare, i veterinari che curano cani e gatti non sono gli stessi che curano mucche, cavalli, maiali e polli – e gli allevatori riescono comunque a procurarsi farmaci a basso costo sotto banco.
Non tutti, spero.

 

La Lindo deve aver deciso di mettere alla prova le mie coronarie.
Ieri è sparita di nuovo, dal mattino presto. Memore della volta precedente, ho cercato di mantenere la calma.
Fingendo con me stessa, spudoratamente.
Per migliorare la situazione ansiogena, Linda e Ginetto erano estremamente agitati, miagolavano, uscivano e entravano in continuazione e, ciliegina sulla torta, a un certo punto quando ormai era notte fonda è calata una fitta nebbia e si è messo a piovere a dirotto.
Quando avevo ormai deciso di dare libero sfogo alla mia agitazione, La Lindo è arrivata correndo a velocità supersonica, bagnata fradicia.
Mi accorgo subito che qualcosa non va. È spaventatissima.
Trema come una foglia, ha le pupille dilatate, si muove in modo anomalo, barcollando sulle zampe piegate, e cade nel tentativo di salire su una sedia o salire le scale.
Vaga per casa agitata, senza sapere dove mettersi, l’impressione è quella di un gatto che si è appena svegliato da un’anestesia.
La prendo, la asciugo, la avvolgo in una coperta, la coccolo, le do i fiori di Bach, qualche crocchino dei suoi preferiti.
Si calma un po’, ma poi ricomincia a vagare per casa, instabile e confusa.
Sembra totalmente sotto shock, però danni fisici evidenti non riesco a vederne.
Quando trova la sua cesta preferita sul davanzale della finestra non riesce a salirci, allora ce la metto dentro e lei crolla, stanchissima.
Per paura che decida di alzarsi e cada, la veglio per gran parte della notte, chiedendomi cosa mai può esserle successo da terrorizzarla così tanto.
Le ipotesi sono infinite.
Un predatore può averle fatto la posta per tutto il giorno. Forse la simpatica volpe del video.
Magari si è arrampicata su un albero salendo troppo in alto, poi scendendo è caduta e si è spaventata.

Il mattino dopo Lindo è come nuova.
Arzilla e affamata, si muove con sicurezza sulle zampe, mi dà due testatine, va a mangiare e poi torna a dormire.
Io invece sono distrutta, per la notte insonne e per la preoccupazione.
Alle otto e mezza del mattino crollo sul divano e mentre sto per addormentarmi mi passa per la testa che se fossi appassionata di pesci rossi la mia vita sarebbe sicuramente più tranquilla.

 

 

Foto di Manù e Andrea Ferrante

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