Il comico di una brutta nomina

di Cristiano Chiarot
Vignetta di Pat Carra

 

I risvolti comici della ormai nota vicenda Venezi-Fenice proseguono, passando ora alla commedia dell’assurdo. Nella vita bisogna guardare le cose dalla finestra (Ionesco), dove a tutti è dato disquisire su tutto, in particolare di ciò che si ignora. Assistiamo dunque a sindaci e deputati che si arrogano il diritto di parlare di musica, senza averne alcun titolo, e sostenere la loro beniamina, accusando chi invece i titoli per giudicare li ha, celebri direttori d’orchestra, grandi solisti, i professori d’orchestra di tutte le Fondazioni liriche italiane, ad esempio, di fare politica. Siamo nel mondo ‘all’incontrario’ delle opere di Gilbert e Sullivan, nella clinica dei pazzi di Totò. Nel mentre alcuni Sindaci del veneziano offrono alla Maestra un teatro per spiegare la musica ai giovani. Due ore di pedagogia mistica al posto di anni di lavoro fatto proprio dalla Fenice nel loro territorio. Sarebbe più onesto invitarla a imporre le mani sul capo di ciascun giovane, almeno si capirebbe che si punta alla conversione non all’istruzione. Da Napoli e da altri avamposti del nazional-populismo melodico, si annuncia il grande rimpiazzo per sostituire gli abbonati della Fenice che, sdegnati, hanno annunciato, stante la presenza della nuova Direttrice musicale, che, per protesta, non rinnoveranno.

Resta il problema dei treni: ce la faranno i militanti a raggiungere le recite in tempo: Alta velocità, alta incompetenza.
Il Sindaco di Venezia profetizza il sold out per le recite della Venezi. Lui non lo sa, ma le recite del Teatro sono state, finora, sempre piene. Si prefigurano decine pullman pieni di Fratelli d’Italia provenienti da tutto il Paese a riempire la sala, speriamo a pagamento, e dopo aver saldato il ticket d’ingresso alla città. Servirà sicuramente un apposito servizio d’ordine. Dalla diretta interessata, per ora, non un battito di ciglia. È in corso una dura battaglie per difendere uno dei maggiori Teatri internazionali, ne stanno parlando in tutto il mondo, i lavoratori hanno proclamato uno sciopero, da lei nessun cenno. Come se il destino della Fenice le fosse estraneo.

Forse è un atteggiamento basato su una lettura troppo letterale di un passo di Elias Canneti: «Le sue mani (del direttore) decretano e proibiscono… E dato che durante l’esecuzione della musica non deve esistere altro che questa attività, ebbene, per quel tempo il direttore è il padrone del mondo».

Commentando questo passo, Theodor Adorno spiega nel capitolo dedicato al Direttore d’Orchestra, nella sua Introduzione alla sociologia della musica, che la figura di spicco del direttore è raggiunta proprio «grazie alla vistosa gestualità». Un aspetto, aggiunge però, che riguarda più il pubblico che assiste, piuttosto che l’ottenimento di un certo risultato dall’Orchestra. Ma il grande pensatore tedesco, a proposito dei rapporti tra strumentisti e direttore, fa un’osservazione importante che non dovrebbe essere trascurata: «Il direttore d’orchestra dimostra visibilmente il suo ruolo di Führer: l’orchestra deve veramente suonare come lui comanda (…) e la costrizione che esercita poggia sull’intesa».

 

*L’articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2025 su il manifesto

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