Elegia per l’innocenza

di Robin Morgan
Traduzione di Margherita Giacobino
Illustrazioni di Liza Donnelly

 

Il 30 dicembre 2020, Lois Diane Sasson è morta per COVID-19. Era sopravvissuta a molteplici tumori, al morbo di Lyme e a varie malattie respiratorie, e non era giovane. Era anche molto intelligente, spiritosa, una femminista appassionata, un’artista e una mia amica da 46 anni. Siamo state amiche da giovani, nell’età matura e nella mezza età, e poi nella vecchiaia. Le conversazioni su mestruazioni, amanti e politica sono state gradualmente sostituite da conversazioni su dolori e acciacchi, medici e politica. Eppure abbiamo mantenuto l’innocenza elastica e duratura della nostra amicizia più giovane, come può succedere nelle amicizie fra donne. Lei era la mia proverbiale sorella, e forse l’ultima delle vere grandi dame.

È inconcepibile che Lois abbia potuto davvero morire. Era troppo viva, e fino all’ultimo ha mandato messaggi tipo “Non posso parlare, posso solo ridere”, perché la maschera a ossigeno la imbavagliava. “Perlomeno sono fatta”, ha scritto, imbottita di morfina. Nelle tre settimane in cui ha lottato strenuamente per la vita, quando era sopraffatta dalla rabbia scriveva: “L’odio di Trump aiuta”.

Così mi sono ritrovata a far parte di quella miriade di persone in tutto il pianeta che sono traumatizzate dal Covid accampato sulla porta di casa, separate dalle persone amate in isolamento, che si torcono le mani inutilmente senza mai allontanarsi dal cellulare perché le notizie, buone o cattive, potrebbero arrivare. Perché non puoi raggiungerle, non puoi toccarle, non puoi essere lì.

Ma sicuramente non Lois! Lois in qualche modo è sempre in movimento, intensamente presente. Minuta, elegante, esigente e con un senso dell’umorismo asciutto e tranciante, era l’opposto dell’amica del bel tempo; era l’amica del cattivo tempo. Se eri a terra, se avevi bisogno di un posto dove stare o di soldi o di qualcuno con cui parlare, se avevi bisogno di qualsiasi cosa, lei era lì, solida come una roccia, organizzata, concreta, saggia. Solo nella normale vita di tutti i giorni poteva farti a volte impazzire con la sua presenza dilagante e pervasiva. Generosa al di là di ogni limite, ti cadeva addosso come un’enorme cascata, un flusso dinamico inarrestabile, che tu avessi sete o meno.

Lois si è persa l’ultima oscenità di Trump, i suoi incitamenti alla violenta insurrezione contro il Congresso degli Stati Uniti, un atto che ha scatenato il caos e provocato cinque morti, lacerato il tessuto dell’innocenza della nostra repubblica come era accaduto solo un’altra volta, durante la Guerra Civile; un atto che non è ancora finito. Il suo corpo minuto, fragile e chic avrebbe espresso uno sdegno palpabile: Dove erano tutti? La polizia, cittadina e statale? L’FBI? La Sicurezza Nazionale? Già, dove. Ora viene fuori che alcuni di loro lo sapevano in anticipo. Ora si scopre che la marmaglia degli invasori non era composta solo da uomini bianchi di classe operaia con un basso livello culturale e pieni di risentimento, o da pazzi, anche se queste categorie erano entrambe presenti. Ora risulta che alcuni dei dissacratori erano politici eletti, imprenditori conservatori, veterani e membri dell’esercito, della polizia, del Congresso stesso. A unirli erano l’ignoranza e la rabbia accumulata – e il fatto di essere quasi tutti bianchi e quasi tutti maschi.

 

È ora che ci rendiamo conto che quello che è ridicolo può essere anche letale. Questa è stata un’orgia da intossicazione di testosterone e adrenalina. Mazze, portabiciclette e tubi di piombo sono diventati arieti. I pali delle bandiere sono stati trasformati in giavellotti. Estintori da venticinque chili sono stati usati per spaccare crani. Tutto questo, insieme alla tremenda facilità di procurarsi spray contro gli orsi, gas lacrimogeni, munizioni e, naturalmente, armi da fuoco. Lentamente, goccia a goccia, i video continuano ad arrivare, e quella che all’inizio sembrava una protesta improvvisata ora viene messa a fuoco come un pianificato, organizzato, deliberatamente omicida, tentativo di colpo di stato. Ancora pochi secondi, e questa nazione avrebbe assistito all’assassinio del vicepresidente e della portavoce della Camera, e a un probabile massacro di funzionari pubblici della Camera dei Rappresentanti e del Senato degli Stati Uniti.

Il dolce viso di Lois e la sua bocca piccola, delicata, avrebbero scagliato oscenità non solo nei confronti di chi ha commesso la violenza, ma di tutti coloro che hanno minimizzato il pericolo, hanno eufemizzato il razzismo e il sessismo, banalizzato l’ansia, liquidato la paura. Avrebbe coperto di improperi i repubblicani che si sono preoccupati solo dopo che sono stati toccati sul loro terreno (ricordate NIMBY: Not In My Back Yard, Non nel cortile di casa mia). La sua capacità di indignarsi per le ingiustizie era pari solo alla sua capacità di amare.

E che amore! Un amore che, nel corso dei decenni, ha compiuto innumerevoli gesti silenziosi e dietro le quinte al servizio dei diritti delle donne: donazioni, collegamenti, contatti, doni di fondi e di tempo e di sé. Un amore pieno fino all’orlo che sapeva ascoltare (e poi ripeterti) la storia di tre generazioni della famiglia del tassista che l’aveva portata da te. Fatto di cibo e di vino (l’aragosta grondante burro, le sue capesante speciali con appena una nota, un profumo – diceva ammiccando – di aglio; patate fritte al rosmarino, pomodori estivi ben maturi con basilico e vero olio d’oliva siciliano). Il migliore! proclamava, agitando le braccia come un direttore d’orchestra, Il migliore! Ma non solo cibo. Il suo amore era una cornucopia traboccante di tramonti e di Brahms, di Billie Holiday e Marlene Dietrich, di passeggiate sulle spiagge d’inverno e design Art Déco, un amore intellettuale o terraterra, ma mai tiepido. Comprendeva tutta l’umanità. E me. Come amava il mio giardinetto di città! Il Giardino Magico, lo chiamava. A volte mi sorprendeva con un inaspettato regalo di non-compleanno, come una squisita orchidea bianca, “solo perché sì”.

Avevamo sempre pensato di organizzare una festa di anniversario per la nostra amicizia. Perché, ci chiedevamo, ci sono anniversari per relazioni come il matrimonio o l’amore, ma non per amicizie che possono durare altrettanto o ancora di più? Avendo perso l’occasione più volte, ora puntavamo all’oro: il cinquantesimo anniversario della nostra amicizia.

Non ce l’abbiamo fatta.

La marmaglia, quasi tutta bianca, quasi tutta di maschi, che quel mercoledì ha distrutto l’innocenza del Congresso degli Stati Uniti e che ha giurato di farlo di nuovo, non può neanche immaginare un tale amore. Per prima cosa, bisogna saper notare i dettagli: l’amore distingue, l’odio generalizza. In secondo luogo richiede la capacità di apprezzare la bellezza, anche quella non comune. Lois, tra l’altro, è stata una designer di gioielli di alta gioielleria, tra cui i braccialetti appositamente creati come premi per la festa annuale del Women’s Media Center, braccialetti che proclamavano: Visibili e potenti. Come lei. In terzo luogo, questo amore richiede il senso dell’umorismo. Lois, in feroce atteggiamento di difesa, a proposito del mio ex marito: “Lo scuoierò e me ne farò un tappeto”. Lois, rimuginando su una foto della mia nuova compagna: “Hmph. Sicuramente non è vegetariana”. Lois, con pesante ironia: “Con la mia fortuna, quando starò morendo e la gente dirà ‘Guarda lì, vedi? Vedi la luce? Vai verso la luce! Non riuscirò a trovare quella dannata luce! Dove? griderò, dov’è la maledetta luce?’ ” E ridevamo fino alle lacrime. E io dicevo: “Ok, prometto che sarò lì e ti punterò una pila accesa negli occhi così potrai vedere la dannata luce, va bene?”.

Ma io non ero lì. Non me l’hanno permesso. Così ora chiamo il tuo appartamento vuoto, con lo squillo del telefono che risuona nel silenzio, solo per sentire la tua voce allegra e sbrigativa nella segreteria telefonica: “Sono Lois. Lasciate un messaggio, che sia breve e carino”. E rido piano, fino alle lacrime.

Oggi potresti aggiungere: “Ne sono fuori, tesoro, ora tocca a te occupartene”. E avresti ragione. Ora tocca a noi occuparcene. I terroristi. L’inaugurazione. Le elezioni che abbiamo vinto. Le vite che abbiamo perso.

Non so cosa ci porterà la prossima settimana, carissima Lois. Ma oh, amica cara, la tua orchidea bianca è fiorita oggi.

(Il testo è uscito il 18 gennaio 2021 sul blog di Robin Morgan)

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