Edilizia acrobatica

della Misantropa
illustrazioni di Federico Zenoni

 

La mia vecchia caldaia turbo sta tirando le cuoia, sono costretta a cambiarla. Siccome le nuove caldaie a condensazione sono più complicate e richiedono che i fumi siano intubati nella canna fumaria, per poi sboccare in faccia ai vicini dell’ultimo piano anziché ai dirimpettai del terzo, chiamo una ditta di edilizia acrobatica per fare ispezionare la canna del camino che reputo, con ragionevole certezza, mia. Ma sarà veramente mia? o qualcun altro l’avrà occupata abusivamente? Nei condomini la linea tra mio e tuo è un fronte di guerra, bisogna stare in campana.
L’edilizia acrobatica sono tre uomini alti e grossi in tuta, sembrano i Blondini Brothers dei fumetti di Frank Dickens, uno sale sul tetto, uno lo incita, uno mi spiega. Vorrei chiedere come mai quello che sale sul tetto è il più grosso, quando avanza carponi la pancia gli tocca le tegole, secondo me dovrebbe essere il più magro, ma taccio per paura di fare brutta figura. Blondini maxi cala una telecamera nella canna fumaria, mi ricorda una cosa vista in un museo, un’artista che esibiva il video della sua colonscopia. Il risultato visivo è altrettanto inquietante, e alla fine continuiamo a non sapere se la canna è mia oppure no.
Comunque io della caldaia ho bisogno, quindi chiedo un preventivo. Blondini senior con tono soave e rispettoso mi spiega che sono fortunata, posso fare la cessione del credito del 50%, una cosa ostica per la mia semplice mente femminile, ma non devo preoccuparmi, pensano a tutto loro, mi manderà un preventivo dettagliato.
Dopo una settimana ricevo tre pagine di numeri su sei colonne, sono stupita, non pensavo che la mia caldaia richiedesse un preventivo che sembra il bilancio di una multinazionale. Dopo un lungo esame capisco che mi si prospettano due possibilità: A) senza cessione del credito (4.400 euro) e B) con la cessione (2.700 euro). In altre parole, o io pago 2.700 euro ai Blondini e loro si prenderanno altri 1.700 euro dallo stato, oppure ne pago 4.400 ai Blondini e poi lo stato me ne restituirà 2.200 in dieci anni.
Sembra tutto un po’ surreale. Accidenti quanto costano le caldaie. E lo stato, che gentile a dare indietro tutti questi soldi.
Dopo tre settimane Blondini senior mi telefona e con la voce flautata di uno che sa come si tratta una donna, mi chiede se ho deciso. Sì, gli dico, ho fatto eseguire il lavoro da un’altra ditta che mi ha chiesto molto di meno, ovvero 2.700 euro (proprio come la loro ipotesi B, che combinazione) ma senza cessione del credito. Questa ditta me l’ha segnalata la vicina di sotto, in un impeto di solidarietà femminile per cui le sarò eternamente grata. Il preventivo di questa seconda azienda, in realtà, è un solo foglio scritto a mano, ma non glielo dico perché temo sembri poco professionale. Il lavoro l’hanno già fatto, la caldaia funziona, il tubo nella canna fumaria ce l’hanno messo (un’altra, non quella ispezionata dai Blondini che poi è risultata essere bloccata dalle macerie della ristrutturazione del condomino del piano superiore).
Blondini ci resta male. Non si aspettava questo da una signora così a modo. È profondamente ferito, forse vorrebbe dirmi che sul mio tetto il suo fratello grasso non ci verrà mai più, ma si trattiene e mette giù senza salutare.
Dall’anno prossimo avrò diritto a uno sconto di tasse per recuperare il mio credito con lo stato, 1350 euro in dieci anni. Per fruire di questa stupenda occasione devo iscrivermi a un sito, o ente, o luogo mistico, chiamato Enea, come quello di Virgilio, e riferirgli i più intimi dettagli della mia caldaia. Dialogare con Enea non è facile, due ore di lacrime e sudore, ma alla fine riesco a compilare il modulo online e lo saluto, anche se vorrei chiedergli ancora tante cose, tipo se si è accorto che i Blondini volevano fregare me e anche lui, e se lo fanno loro chissà quanti altri lo faranno, e se per caso ha dei parenti nell’edilizia, visti tutti questi bonus che elargisce, e perché ha lasciato Didone, che forse era meglio se invece di venire a fondare la stirpe di Roma se ne restava a Cartagine.

 

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