di Gaby Weber
Illustrazione di Inmotulus
Traduzione di Margherita Giacobino

Il de-banking è un’arma contro i pensatori critici i cui conti correnti vengono cancellati senza giustificazione. Mentre si elargiscono milioni di euro alle ONG che sostengono gli stati, le voci scomode vengono messe a tacere, perché senza un conto bancario i media alternativi non possono essere finanziati dalle donazioni. Anche la nostra reporter outsider Gaby Weber si è vista cancellare il conto di Comdirect Bank, una banca online con sede in Germania, di cui la banca italiana Unicredit ha già acquisito una quota importante.
Guarda caso Gaby stava facendo causa alla Bundesbank (Banca centrale tedesca) per ottenere informazioni sul caso Bayer/Monsanto e l’ex capo della Bundesbank, Jens Weidmann, è l’attuale presidente del consiglio di sorveglianza di Comdirect. (NdR)
Prima contro la destra, ora contro tutti e tutte
L’Unione Europea sta flirtando con l’abolizione del contante, che consentirebbe un controllo totale sui cittadini. La Banca Centrale Europea (BCE) sta già considerando l’introduzione di un euro digitale. Allo stesso tempo, i dissidenti vengono esclusi dal sistema bancario con la cancellazione dei loro conti. Comdirect ha chiuso anche a me il conto corrente, senza alcuna giustificazione. Scrivo per esperienza personale.
In Germania, il de-banking è stato inizialmente diretto contro organizzazioni di destra come la sezione AfD di Düsseldorf (espulsa da Volksbank) e il co-presidente del partito Tino Chrupalla (espulso da Postbank). E, a differenza che in altri Paesi, ciò è avvenuto con il plauso delle ONG, o almeno con il loro silenzio.
Nel frattempo, anche i media di sinistra sono stati colpiti; è sufficiente porre domande critiche, soprattutto sul Covid o su Israele/Gaza. La rivista Multipolar ha pubblicato la lunga lista nera.
In tempi di armamenti e di smantellamento dei diritti fondamentali, la controinformazione deve essere messa a tacere. Finora, di solito, si trattava solo dei portavoce di un’opposizione critica nei confronti del sistema, ma il fatto che anche i singoli individui vengano presi di mira è una novità grave. È quello che è successo a me.
L’opposizione in UK, Stati Uniti e Austria
Il de-banking non è un’invenzione tedesca. La particolarità tedesca è il silenzio dell’opinione pub- blica e dei media mainstream.
Nigel Farage, il promotore della Brexit, si è visto cancellare il suo conto bancario da Coutts Bank senza alcuna spiegazione. Tuttavia, questo ha portato a un ampio dibattito sul de-banking nel Regno Unito e Farage ha ricevuto solidarietà, anche da persone non vicine al suo partito.
Negli Stati Uniti, a gennaio 2025 Donald Trump ha accusato gli amministratori delegati di Bank of America e JPMorgan Chase di escludere dai servizi finanziari le persone sgradite. Le sue parole hanno fatto notizia, dato che in precedenza non era noto come nemico delle banche.
La commissione bancaria del Senato degli Stati Uniti ha immediatamente rivolto la sua attenzione alla questione. A differenza della Germania, dove i diritti fondamentali sono spesso sacrificati alla faziosità, la senatrice Elizabeth Warren, dell’ala sinistra del Partito Democratico, si è schierata apertamente con Trump. Sotto Barack Obama, Warren aveva creato il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) e aveva documentato fino a 12.000 casi di de-banking. I conti di musulmani e armeni sono stati bloccati semplicemente a causa del loro cognome, così come quelli di tutti i tipi di dissidenti e oppositori, sempre senza giustificazione e senza possibilità di appello. Le persone colpite sono state rovinate finanziariamente, ma almeno c’è stata resistenza. Warren chiede da tempo la fine di queste liste nere e di queste pratiche sleali.
La resistenza al de-banking sta prendendo forma in Austria, anche in questo caso solo a destra. A Martin Sellner, del Movimento Identitario di destra, è stato rifiutato un conto corrente, così come alla stazione televisiva alternativa AUF1, che ha permesso di ascoltare molte voci critiche durante la pandemia. Il Partito della Libertà (FPÖ) ha presentato solo alla fine di febbraio una risoluzione parlamentare per evitare che in futuro vengano cancellati account per motivi politici. La mozione afferma che sono colpiti “i media alternativi e patriottici”.
Il de-banking può colpire chiunque
Al momento questa misura è rivolta a persone scomode o ai media, ma in futuro potrebbe essere rivolta anche a cittadini e cittadine comuni, alle persone le cui transazioni sul conto rivelano che hanno sgarrato in qualcosa. Magari se ha pagato lo champagne con una carta in un locale notturno, se ha viaggiato troppo spesso in aereo o comprato troppe bistecche in macelleria. Io, per esempio, non rientro nella categoria che il Partito della Libertà definisce “patriottica” o “alternativa”, ma sono una giornalista professionista a tempo pieno che in realtà fa solo quello che tutti i giornalisti dovrebbero fare e che gli è stato detto di fare nel primo semestre di giornalismo: raccogliere fatti, guardare dietro le quinte, individuare gli interessi, criticare. Non sono un giornale ma una individua. Probabilmente un’individua fastidiosa.
Io realizzo documentari in tedesco, spagnolo e inglese su argomenti che le emittenti pubbliche (per le quali ho lavorato per 35 anni) hanno abbandonato, come la bomba nucleare israeliana, il complesso militare-industriale, la disinformazione sui servizi segreti…
Da decenni conduco cause contro la Cancelleria e l’intelligence federale tedesca (BND) per ottenere l’accesso ai documenti – con modesto successo, almeno in Germania. In Argentina, invece, ho appena ottenuto una vittoria davanti alla Corte Suprema. Sto quindi esercitando il mio diritto al controllo giudiziario, davanti ai loro tribunali e secondo le loro regole.
Ma sembra che con questo io abbia passato il limite, e non sia più degna di possedere un conto corrente.
Queste cause costano, perché i procedimenti fino all’ultima istanza devono prima passare attraverso tre tribunali amministrativi tedeschi, poi la Corte costituzionale federale di Karlsruhe e infine la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Non pago solo il mio avvocato, ma anche quello della controparte (dal momento che perdo quasi sempre), e le spese processuali e di viaggio. Non posso permettermelo di tasca mia. Finora ho raccolto questi soldi attraverso donazioni, anzi, mi correggo, attraverso regali, per lo più piccole somme da parte di persone che non conosco, ma che ritengono che queste battaglie giudiziarie sulla libertà di informazione e sull’accesso ai documenti siano la base della democrazia e aprano anche nuovi modi di partecipare alla società, un po’ come un’iniziativa popolare.
Nel 2008 sono stata la prima giornalista a fare causa alla BND (Servizio federale di intelligence) per la divulgazione dei suoi file su Eichmann; all’epoca ne ho ottenuto una parte, ma per il resto siamo ancora in causa. Da allora, però, è diventata una prassi comune per i principali media intraprendere questa strada.
La vendetta della Bundesbank
Cinque cause da me intentate sono ancora pendenti nei tribunali tedeschi, tra cui la richiesta di informazioni contro la Bundesbank. Riguardano il finanziamento dell’acquisto di Monsanto da parte di Bayer, una questione delicata. Nel 2018, l’azienda di Leverkusen ha pagato 63 miliardi di dollari, probabilmente il peggior affare dell’industria farmaceutica, perché già prima dell’acquisizione miliardaria era noto che negli Stati Uniti erano in corso numerose cause per danni contro l’azienda statunitense di sementi. Ne ho parlato anche su Erbacce qui: Chi ha pagato per la fusione Bayer Monsanto
Nel 2019 sono stata informata che questo acquisto era stato finanziato con denaro della Banca Centrale Europea. Ho chiesto alla banca e ho ricevuto conferma. La BCE aveva messo a disposi- zione dei fondi per l’acquisto delle obbligazioni Bayer nell’ambito del suo Corporate Sector Purchase Programme; la responsabilità era della Bundesbank, mi è stato detto. Ho pubblicato diversi articoli su Telepolis, che all’epoca era gestito da Florian Rötzer e dove si praticava il giornalismo d’inchiesta. Purtroppo questi articoli non sono più disponibili perché la nuova direzione di Telepolis ha deciso di non rendere più pubblico l’archivio, con soddisfazione del mondo finanziario.
Ho contattato la Bundesbank chiedendo tre informazioni: quanti miliardi ha ricevuto Bayer, qual è stato il tasso di interesse e se c’è stata una “due diligence”. Sono domande che probabilmente ogni cittadino si pone, perché dopo tutto è il nostro denaro che viene regalato alle aziende. La Bundesbank si è rifiutata di fornire risposte, sostenendo che la legge sulla libertà di informazione non si applica a loro. Ho intentato una causa presso il Tribunale amministrativo di Francoforte e ho perso in primo grado. L’appello è in corso, i giudici non hanno fretta. Sperano che io getti la spugna? Che sia costretta a farlo?
La fusione Bayer Monsanto
Il finanziamento dell’affare Monsanto con denaro pubblico è diventato uno scandalo nonostante il boicottaggio da parte dei principali media. È successo proprio quando la BCE stava per avere una nuova leadership ed era scontato che Jens Weidmann (presidente della Bundesbank e uno dei beniamini di Angela Merkel) sarebbe diventato il nuovo capo della BCE. Tuttavia, questo scatto di carriera non è servito a nulla. Dopo le pubblicazioni di Telepolis, gli altri governi europei hanno storto il naso di fronte a questo misterioso regalo alle grandi aziende tedesche e Christine Lagarde è diventata il nuovo capo della BCE. Weidmann aveva bisogno di un nuovo lavoro ed è finito a presiedere il consiglio di vigilanza di Commerzbank, di cui la Germania era uno dei principali azionisti, prima che l’italiana Unicredit rilevasse la sua quota, con il via libera della BCE. È più che improbabile che Weidmann riesca a mantenere questa carica anche in seguito. Quindi il tempo stringe.
Comdirect-Bank, in larga parte acquisita da Unicredit, è quindi una filiale di Commerzbank di cui Weidmann è presidente. La domanda è: c’è il suo zampino nella cancellazione del mio conto? In quanto presidente del Consiglio di vigilanza, ne è responsabile. A fine 2024 Comdirect mi ha colta di sorpresa annunciando la cancellazione del conto. Motivo: da una verifica delle transazioni sul mio conto era emerso che vi avevo ricevuto piccoli importi. Non mi hanno detto chi aveva avviato questo “controllo”, ma di certo non si trattava di un giudice. Ho presentato un’obiezione. All’inizio non è successo nulla, il mio avvocato ha fatto notare che i loro termini e condizioni non vietavano i conti di donazione e che i miei processi non erano né vietati né immorali in uno stato di diritto. La banca non ha risposto, non ha nemmeno replicato, ma ha inviato la disdetta a febbraio con effetto dal 5 maggio 2025 “in conformità con il nostro regolamento generale”.
