Possedere il clima: le armi ambientali

di Bruna Bianchi
Illustrazione di Marilena Nardi

 

Il 6 febbraio 2023 il terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria ha avuto esiti devastanti: oltre 50.000 persone hanno perso la vita, quelle ferite e senzatetto si contano a milioni, la vita sociale ed economica è stata sconvolta. L’intensità del sisma, senza precedenti in quella terra, e la consapevolezza che alcuni paesi ormai hanno sviluppato armi ambientali di enorme potenza, hanno sollevato il dubbio che non si sia trattato di un fenomeno naturale, ma di “gigantesco atto di terrorismo”.
La volontà di destabilizzare la Turchia, un membro della NATO che si è dimostrato poco affidabile, che ha avviato una collaborazione militare con la Russia, che si è opposto all’allargamento dell’Alleanza e controlla la riva meridionale del Mar Nero, zona strategica dal punto di vista militare, possono essere state le motivazioni di un terremoto causato artificialmente.
Impossibile averne le prove, ma è certo che le sperimentazioni di armi ambientali su terra, mari e cieli che si sono sviluppate a partire dagli anni Quaranta, da tempo hanno suscitato le più gravi preoccupazioni. Già nel 1984 l’ecopacifista e femminista tedesca Petra Kelly aveva scritto:

Un caso estremo di oppressione della natura lo troviamo nell’attuale ricerca militare per sviluppare “armi ambientali”. Scienziati stanno lavorando per produrre piogge, neve, fulmini, grandine, uragani, onde di marea, terremoti ed eruzioni vulcaniche a scopi militari. Tra il 1963 e il 1972 solo gli USA hanno condotto 2.700 esperimenti di questo genere.

L’obiettivo di giungere al completo controllo dei fenomeni atmosferici è stato ufficialmente dichiarato dagli Stati Uniti. Ne è un esempio il rapporto Weather as a Force Multiplier. Owning the Weather in 2025 (Il clima come moltiplicatore della forza. Possedere il clima nel 2025), prodotto e reso pubblico nel 1996 dal Department of Defense School Environment of Academic Freedom e presentato nello stesso anno alla Air Force. In questo studio i ricercatori militari affermavano che gli Stati Uniti sarebbero stati in grado nell’arco di un trentennio di dominare il clima a livello planetario e che era necessario proseguire nella sperimentazione della “nuova arma post-nucleare” all’ombra della segretezza. Benché il rapporto non menzionasse esplicitamente i terremoti, la tecnologia che si andava perfezionando avrebbe offerto un’ampia gamma di possibilità per sconfiggere o ridurre all’obbedienza qualsiasi avversario.
La minaccia rappresentata dagli interventi volti a provocare siccità, impedire il rifornimento di acqua pura, intensificare la forza distruttiva di temporali e altre perturbazioni atmosferiche indirizzando grandi masse di energia verso un obiettivo militare – alcuni dei quali già praticati dagli USA nella guerra del Vietnam e nella guerra del Golfo – porterebbe all’estremo la guerra alla natura e alla popolazione civile.
I ricercatori ammettevano che si trattava di un’impresa rischiosa, ma le straordinarie potenzialità militari dovevano ricevere la più alta considerazione. Ideologia del rischio, volontà di controllo, dominio, supremazia, emergono con chiarezza ad ogni passo del rapporto.
Il rischio è niente meno che la rottura dell’equilibrio planetario formatosi in milioni di anni che può compromettere le basi della vita stessa. Lo sostenne qualche anno più tardi l’epidemiologa ecofemminista Rosalie Bertell da anni impegnata nello studio delle conseguenze sulla salute umana delle radiazioni. In Pianeta Terra. L’ultima arma di guerra, Bertell ricostruiva nel 2000 i danni irreparabili all’atmosfera e all’interno della Terra causati dalle sperimentazioni militari, in particolare attraverso la tecnologia che utilizza le onde elettromagnetiche. Questa tecnologia si basa sul riscaldamento della ionosfera con onde elettromagnetiche prodotte artificialmente da un gran numero di torri di trasmissione sincronizzate (progetto HAARP in Alaska) in grado di creare una enorme lente riflettente e di indirizzare l’energia verso obiettivi militari. Dal 2014 il riscaldatore ionosferico non è più attivo, ma i militari hanno assicurato che il progetto sarebbe continuato e molte installazioni simili sono presenti in numerose parti del mondo.

È ormai possibile, affermava Bertell nella sua opera e nel corso delle sue ultime interviste, accentuare l’intensità di monsoni, uragani e tornado aggiungendo energia, mentre la creazione di vibrazioni con impulsi elettromagnetici può causare terremoti. La studiosa, infatti, ha ipotizzato che l’aumento negli ultimi decenni dei terremoti avesse un’origine artificiale.
Benché non si possa stabilire con certezza l’origine di un terremoto, è tuttavia possibile individuare in alcune anomalie i segni di un terremoto provocato.
Ha dichiarato Bertell in una intervista nel 2005:

Se non sapete nulla dei terremoti artificiali, come non avete saputo nulla dei test di armi nucleari in Nevada, dovete sapere che se, per esempio, in un terremoto di nove o otto gradi della scala Richter, la scossa di assestamento è di due ordini di grandezza più bassa, è probabile che il terremoto sia artificiale. Se va dai nove agli otto gradi, probabilmente è un terremoto naturale, perché quelli artificiali non provengono da una pulsazione ritmica della terra, quindi la scossa di assestamento scende ad un livello molto più basso.

Nel 2010, quando si verificò il catastrofico terremoto che colpì Haiti, Bertell ancora una volta sospettò che non fosse di origine naturale. Ne parlò a Claudia von Werlhof, l’ecofemminista tedesca che si considera l’erede di Bertell:

Rosalie mi disse anche che il caso di Haiti avrebbe benissimo potuto essere un esempio di terremoto provocato artificialmente, poiché il riscaldamento della ionosfera necessario per produrre il terremoto inviando onde elettromagnetiche fortemente pulsate attraverso il nostro cielo e di rimbalzo sulla Terra, genera luci di plasma simili ad aurore boreali nel cielo, ed è proprio quello che accadde vicino ad Haiti poco tempo prima del terremoto. Ma, aggiunse, nessuno può provare né che la luce fosse direttamente correlata al disastro né chi l’avesse causato, dal momento che ci sono così tante nazioni sia all’Est che all’Ovest che sono pronte per usare queste tecnologie!

La tecnologia dunque esiste, è applicabile, e noi non sappiamo in che misura i disastri ambientali sono naturali o causati artificialmente.

 

Il diritto di sapere

 

Vogliamo sapere perché non vogliamo vivere nella paura e perché è intollerabile vivere sull’orlo di un abisso. (Dichiarazione delle donne al Pentagono, Novembre 1981)

Già nel 1962 Rachel Carson aveva fatto appello alla società civile affinché pretendesse che nulla avvenisse senza l’approvazione di cittadini e cittadine. Riferendosi alla diffusione nell’ambiente di agenti chimici e di sostanze radioattive rilasciate dalle esplosioni nucleari, aveva scritto nel libro Silent Spring (Primavera silenziosa):

Siamo dunque caduti in uno stato di ipnosi tale da farci accettare come inevitabile ciò che è deteriore e nefasto? Chi vorrebbe vivere in un mondo che è proprio al limite della letalità? Eppure, è questo è il mondo che ci viene imposto. È dunque la popolazione che deve decidere se bisogna andare avanti per questa strada; può farlo soltanto se ha una completa conoscenza dei fatti.

Come Carson, Bertell ha svelato le minacce per la vita sulla Terra, in particolare quelle rappresentate dal nucleare e dalla geoingegneria; come Carson, si è appellata al diritto di cittadini e cittadine di sapere ciò che viene fatto a loro insaputa; come Carson si è richiamata al dovere dell’attenzione a quanto accade intorno a noi, a non distogliere lo sguardo dalla sofferenza della Terra e ad agire per arrestare l’opera della distruzione:

La società civile non deve permettere che a questi geo-guerrieri sia data una pubblica benedizione per continuare la loro opera di distruzione del pianeta. È giunto il momento di mettere in discussione il sistema patriarcale, che implica la dominazione su tutte le altre forme di vita; e il capitalismo gretto che richiede una eccessiva forza militare per salvaguardare il suo avido accumulare di risorse naturali. Dobbiamo accettare un doloroso piano per un futuro più intelligente, umano e femminile.

La necessità di un impegno femminista nel pretendere un dibattito democratico su quanto oggi viene fatto in segreto, e più in generale sul rapporto tra umani e natura, è stata affermata da Claudia von Werlhof, fondatrice nel 2010 con questo scopo del Movimento planetario per la Madre Terra. Ispirata da Bertell, ha scritto:

Ciò che per prima cosa salta agli occhi a proposito del modo in cui i militari conducono ricerche e fanno esperimenti, è il loro carattere patriarcale. Sembrerebbe che il loro obiettivo sia quello di soggiogare l’intero pianeta come una donna, impossessarsene, farle violenza, assoggettarla al controllo maschile e trasformarla in qualcosa che non ha più alcuna reale autonomia o potere.

La volontà di svelare e abbattere il segreto militare potrebbe unire gli obiettivi dei movimenti femministi, ecologisti, pacifisti e quelli impegnati la giustizia economica e sociale.
Un primo passo potrebbe essere quello proposto da Michael Chossudovsky – docente di economia all’Università di Ottawa, fondatore e direttore del Centre of Research on Globalization – ovvero la formazione di una commissione di esperti che indaghi le cause del recente terremoto come previsto dall’articolo V della risoluzione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1977 che proibisce qualsiasi uso ostile delle modificazioni ambientali.
Di fronte ai dubbi sollevati da decenni di sperimentazioni svolte in segreto simili indagini non sono solo un dovere verso le vittime, ma un modo per esprimere la volontà di sapere e di decidere e riaffermare l’incompatibilità dei tanto declamati principi democratici con la segretezza.

Fonti

Michael Chossudovsky, The Political and Social Implications of the February 2023 Earthquakes
Weather as a Force Multiplier. Owning the Weather in 2025 (Il clima come moltiplicatore della forza. Possedere il clima nel 2025)
Petra Kelly,The New Environmental Weapons, in Fighting for Hope (Boston 1984)
Rosalie Bertell, Pianeta Terra, l’ultima arma di guerra (Asterios 2018)
Bruna Bianchi, Militarismo e distruzione planetaria. Gli scritti e gli interventi pubblici di Rosalie Bertell (Clio 2022)
Claudia von Werlhof, Intervista a Rosalie Bertell
Claudia von Werlhof, Un appello per la Madre Terra (2021)
Rachel Carson, Silent Spring (Primavera silenziosa)
Claudia von Werlhof, Call for a “Planetary Movement for Mother Earth (Germany 2010)
Risoluzione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite 1977

 

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