Parlano gli Italiani

di bulander
Illustrazioni di Federico Zenoni

 

Finalmente l’Italia era in mano a una donna. Assomigliava a un ranocchio, aveva capelli in testa ma non idee. Eppure quelle delle “quote rosa” erano contente e anche qualche vecchia femminista degli anni 70, un po’ acciaccata, pensava che in fin dei conti l’ideale per cui si era battuta era stato raggiunto (bene o male). Di diverso avviso il Comitato antifascista dell’emigrazione, composto da gente che aveva letto Gramsci e Salvemini in gioventù ed era convinta che la storia si stava ripetendo. Per loro era tornato il fascismo.
Invece la Ranocchia e il suo braccio destro, un gorilla bonsai che dei gorilla veri non aveva né l’intelligenza né la statura, avevano instaurato un regime del quale tutto si poteva dire meno che fosse fascista. Nessun oppositore era finito in galera. Anche perché l’opposizione non esisteva e se esisteva non dava molto fastidio. L’unica volta che aveva alzato la voce in parlamento era stato per denunciare il fatto che la colf del Ministro dell’ambiente quando portava fuori il cane non ne raccoglieva le deiezioni (il Ministro si scusò e tutto finì lì).

 

Non c’era nessuna irreggimentazione, non c’erano sfilate, gagliardetti, tricolori, inni di Mameli. Anzi ognuno era libero di fare quel che voleva, la “movida” riceveva incentivi statali e sulle gradinate dell’Altare della Patria, in piazza Venezia a Roma, una pizzeria della nota catena Marechiaro italiano, che si diceva fosse legata alla camorra, aveva avuto il permesso di mettere i tavolini.

 

La Ranocchia era vicina alla gente, ogni sera appariva in televisione nella trasmissione Parlano gli Italiani e intratteneva il pubblico con degli sproloqui in romanesco. E parlava solo lei.
Tuttavia qualche cambiamento era avvenuto, in particolare nel settore tipico del made in Italy, moda e abbigliamento. Qui erano stati presi, su spinta del gorilla bonsai, alcuni dei pochi provvedimenti “dirigisti”, tipo il divieto di portare jeans sbrindellati con il ginocchio di fuori oppure il divieto di farsi tattoo sui polpacci e sul collo.

 

I grandi creatori della moda italiana, gli stilisti conosciuti in tutto il mondo, avevano fatto a gara a creare collezioni prêt-à-porter ranocchio’s size, tant’è vero che le donne alte più di un metro e sessanta a un certo punto non avevano più niente da mettersi addosso.

 

Il governo era sostenuto da un pulviscolo di partitini che assomigliavano nel nome a quello della Ranocchia, Forza Italia, Coraggio Italia, Italia Viva, Italia Mon Amour, Italia Campione, Pizza Italia, Italia coi Fiocchi e un paio d’altri.
Non c’era nessuna parvenza di dittatura, non c’erano diritti umani calpestati, gli ebrei non erano discriminati e persino gli immigrati potevano rendersi utili, lavorando 12 ore al giorno per 7 giorni di fila, come in certe fabbriche del tessile di Prato ai tempi di Draghi. Non c’erano lager, c’erano “campi di residenza” dove gli immigrati potevano arredarsi un container secondo il loro gusto e le loro usanze. O una tenda se erano dei beduini. L’affitto del container veniva trattenuto dalla busta paga, quello della tenda invece si pagava cash.

 

La Ranocchia non voleva comandare gli Italiani, non voleva addottrinarli con un’ideologia. Voleva solo che non ragionassero più… pardon che non fossero più in grado di ragionare. Secondo i sondaggi, quando era andata al potere il 58% dei maschi adulti era capace di parlare solo di calcio; dopo tre anni del suo regime questa percentuale era salita all’80%. Prima della Ranocchia solo il 39% dei ragazzini tra i 9 e i 15 anni stava più di sei ore al giorno davanti al telefonino.

 

Dopo tre anni di regime la percentuale era salita al 61%. Ante Ranocchia solo il 25% degli studenti universitari pensava che Caltaniseta (con una t) fosse nelle prealpi del bellunese, post Ranocchia erano diventati 54%. Erano aumentati a dismisura anche i crani pelati. Si diceva che il marito della Ranocchia avesse una partecipazione nella fabbrica che produceva lucido per crani a Caltanisetta (con due t). C’era chi aveva la pelata di suo, ma c’erano anche quelli che si rasavano a zero e i capelli avanzati venivano riciclati: diventavano assorbenti o pannolini, Italian made. Miracoli dell’economia circolare.

 

Quella sera del 20 giugno 2026 il geometra Sostenuti aspettava la fidanzata in piazza Missori a Milano. Si erano messi d’accordo per seguire la trasmissione Parlano gli Italiani. Era scoppiata la guerra nucleare tra Cina e USA e i due fidanzati erano curiosi di ascoltare cosa avrebbe detto la Ranocchia in proposito. Davanti al grande schermo collocato in piazza del Duomo c’era più gente del solito. Quella sera la Ranocchia apparve un po’ accigliata, qualcosa doveva esserle andato storto, tuttavia, da leader di razza com’era, si riprese in fretta e annunciò la sua intenzione di proibire i tacchi a spillo.

 

Si vedeva che le dispiaceva, i “falchi” dirigisti dovevano aver prevalso nel governo. Qualcuno tra il pubblico mormorò “qui si esagera” e l’emittente svizzera del Comitato antifascista gridò alla repressione delle donne, dichiarandosi pronta a portare la questione davanti alla Corte dell’Aja.
Finalmente, in chiusura, la Ranocchia parlò della guerra. Disse che era lontana, laggiù nel Mar Cinese Meridionale, e fece vedere la distanza sul mappamondo. Ma per prudenza – disse – lei aveva deciso di mandare in missione laggiù il gorilla bonsai per vedere chi stava vincendo e che effetto faceva il fungo nucleare. Dalla folla salì un doppio sospiro di sollievo.

 

Il gorilla bonsai non era riuscito a farsi amare dagli Italiani, oscurato dalla grande popolarità della Cancelliera (ci eravamo dimenticati di dire che, in odio alla perfida Albione, il termine “premier” era stato abolito per legge. Pare che fosse per la storia della finale ripetuta tra Inghilterra e Italia del 2022, finita 2 a 0 per gli inglesi e sulla quale giaceva da anni un ricorso dello stato italiano presso la UEFA).
“Vuoi vedere che tirano giù il gorilla con un missile?”, disse un tale che stava dietro a Sostenuti e alla sua fidanzata. “Magari”, gli fece eco il vicino.
Sostenuti, giratosi di scatto, non poté trattenersi:
“Vergogna! L’unico statista che abbiamo avuto negli ultimi 50 anni!”
Quello che aveva parlato per primo fu pronto a ribattere: “Scusi sa, e il Cavaliere dove lo mette? Neanche Bismarck è stato grande come lui!”
Sostenuti, colto di sorpresa, si chinò verso la fidanzata, laureata in storia a pieni voti: “Chi era ‘sto Bismick?” E lei: “Bismarck, ignorante, quello che ha inventato l’hamburger!”

 

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