Io e la natura | 2° puntata

Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese

di Manù

Minimo al momento del ritrovamento

Tre settimane fa, vicino alla siepe di ribes, ho trovato la gatta Baby che infastidiva un uccellino minuscolo ancora implume.
Ho provato a salvarlo ma non ce l’ha fatta.
Una settimana dopo nello stesso punto i miei gatti catturano un uccellino a testa. Li tolgo dalle loro grinfie e li porto in casa per un controllo. Sono completamente piumati e volano, quindi li riporto in loco, riesco a capire dove è il nido, nell’incavo profondo di un albero, poco dopo arrivano i genitori a prendersene cura.
Contenta del felice esito torno nel pomeriggio a controllare la situazione e non vedo più nessuno. I due hanno preso il volo, i miei gatti non possono aver fatto danni dal momento che sono chiusi in casa.
Ma sento un pigolio fievolissimo. Guardò nell’incavo e intravedo un piccoletto non del tutto piumato che respira affannosamente.
Mi nascondo e aspetto che arrivi qualche uccello adulto ad accudirlo.
Niente.
Me ne vado, torno qualche ora dopo e mi riapposto.
Niente. È sempre lì.
Che faccio?
Penso.
Quattro uccellini nello stesso punto, uno morto, due hanno preso il volo, uno un po’ handicappato rimasto solo nel nido.
La natura non perdona.

Lo prendo e segno così il mio prossimo futuro.
Mi informo, studio e leggo. Sembra essere un piccolo di cincia, quindi insettivoro, dieta altamente proteica, ma soprattutto deve mangiare ogni 10/20 MINUTI DALL’ ALBA AL TRAMONTO!!!!
Mi ritrovo a cacciare bruchi e cavallette, spremere lombrichi con le mani, preparare pappette e godermi la compagnia delle camole del miele vive che abitano nel mio frigo.
Ho amene conversazioni dove alterno cìu cìu ci ci cìu! a co co coo!, sperando che nessun altro mi senta.
Esperienza meravigliosa ma mamma cincia non ha altro da fare, io sì.

La fase critica è stata superata, si chiama Minimo ma forse è Minima, cresciuto e in salute vola ormai perfettamente, gli ho procurato una gabbietta dove ho messo anche un portasaponette che gli fa da piscina. La creatura si fa il bagnetto con aria godutissima, sgrullando il sedere.
Compatibilmente con la presenza dei gatti è libero di svolazzare per casa.
Presto lo porterò nel mondo esterno, perché possa manifestare la sua natura selvaggia.
Minimo è un genio.
Ho sistemato la sua gabbietta fuori, sopra la porta sul retro di casa, lontano dalla portata dei gatti.
La gabbia è sempre aperta e lui svolazza da un melo a un pero da un pero a un castagno.
Se esco mi segue, passando di albero in albero.
E se lo chiamo risponde. “Minimoooo”. “Cìu!” “Minimooo”. “Cì cì cìu!”
Torna sempre.
Cerco di fargli passare più tempo possibile fuori, nella speranza che si ricordi della sua identità. Ma quando è stufo di svolazzare da un albero all’altro o ha fame mi chiama e vola sulla mia testa o addirittura torna da solo nella sua gabbietta.
Vorrei che instaurasse un qualche rapporto con i suoi simili, spero di non averlo rovinato per sempre.
Credo di essere stata brava a rimetterlo in forze ma ho fallito completamente sotto l’aspetto riabilitativo.
È ancora piccolo, chissà.
I gatti gli fanno la posta, così io sono costretta a fare la posta ai gatti. Oltre a essere molto contrariati di non poterselo mangiare, sono gelosissimi di tutte le attenzioni che gli dedico.
Baby mi guarda torva e Bibo non mangia più se non lo imbocco.
Una cincia vive tra i sette e i dieci anni.
Sono rovinata.

Minimo non è più qui.
Non è più qui ad allietarmi con i suoi cinguettii, il suo appetito vorace, i suoi bagnetti e le sue escursioni in casa.
Negli ultimi giorni passava sempre più tempo per conto suo, la notte dormiva fuori sugli alberi e aveva iniziato a socializzare con i suoi simili.
Ogni tanto arrivava per gustarsi una camola o un salutino, aveva anche capito che durante un temporale era bene restare fermi su un ramo e non cercare di svolazzare qua e là correndo il rischio di precipitare al suolo per il peso delle piume bagnate.
Poi una domenica si è comportato in modo strano fino a sera, venendo a trovarmi in continuazione anche in orari in cui di solito non si faceva vedere.
Quella è stata l’ultima volta.
Voglio pensare che sia qui intorno a farsela bene con i suoi amici e che il lavoro fatto per renderlo autonomo non sia stato fallimentare.
Adesso ho un pensiero e un impegno in meno, ma mi manca da morire.
Ogni tanto non resisto e mi metto a gridare “ Minimoooooooooo!” e tutte le volte mi arriva un “Cìu!” in risposta, ma forse è una coincidenza, uccellini come lui ce ne sono tanti…
Certo che quel disgraziato potrebbe passare per un salutino.
È stata una delle esperienze più emozionanti della mia vita.
Detto ciò, il prossimo anno nel periodo delle nidiate penso che mi chiuderò in casa per tre settimane. Devo mettermi al sicuro da un eventuale altro splendido incontro.

Foto di Manù e Andrea Ferrante

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