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di bulander
Illustrazione di Ilaria Glimaldi

Era il giorno del compleanno di Clarissa, sarebbero andati al loro thailandese preferito poi a casa di lei, a fare all’amore. O a cercare di farlo. La disfunzione erettile di cui lui – come la maggioranza dei giovani italiani del terzo millennio – soffriva, imponeva sempre quel condizionale. Però le cose erano un po’ cambiate dopo che la Bayer era riuscita a mettere sul mercato europeo quel nuovo tipo di viagra (negli Stati Uniti la National Health Administration non ne aveva ancora autorizzato il commercio). Piefrancesco se n’era procurata una bella riserva in Svizzera, dove non c’era bisogno di ricetta, e aveva passato una decina di pillole anche al suo capo in cambio di poter spostare le ferie a giugno.
L’atmosfera dal thailandese era veramente ideale, quella sera, c’era la giusta confusione, la giusta allegria nei tavoli vicini, persino quella tavolata di tipi in gessato che sembravano manager sapeva conservare una certa misura. Non parlavano inglese ma uno strano idioma fatto di tante vocali, tipo wheaaa, ohioiuuu, hauheee.
“Che siano comunisti?” dice Clarissa.
“Ma no cara, il comunismo è morto da un pezzo”. Pierfrancesco aveva fatto Scienze Politiche, Clarissa solo fisica nucleare… un po’ ignorantella, diciamocelo.
“Potrebbero essere dei mormoni”, azzarda lui, che a Scienze Politiche non aveva voluto fare l’esame di Storia delle Religioni.
“Ormoni? Ma Pier che dici? Non sai cosa sono gli ormoni? Forse sono proprio quelli che ti mancano quando… quando… hai dei problemi con me”.
A Fisica l’esame di Storia delle Religioni proprio non c’è.
Rischiarono quasi il litigio e di guastare quel giorno di festa, così raro. A casa il riscaldamento era troppo basso, lo alzarono.
“Metti su un disco dei Pipistrelli”, disse Pierfrancesco appena entrato e lei colse subito nella sua voce quel tremito che conosceva troppo bene quando lui era nervoso.
“Oddio, se è nervoso sarà più difficile”, pensò, ma non disse niente né fece obiezioni sulla scelta del disco, i Pipistrelli le sembravano così noiosi… lei avrebbe voluto i Gurrelieder di Schönberg, con quel finale grandioso, “Seht die Sonne”, che sembrava fatto apposta per risollevare le sorti di quelli che soffrivano di quel problema di Pierfrancesco.
Lui era uscito dalla doccia tutto profumato e sembrava decisamente rinfrancato, tanto che anche Clarissa riacquistò il buon umore mettendo su i Pipistrelli.
Dolci e carezzevoli gli approcci, le cose parevano mettersi bene, “santa Bayer proteggici tu”, sembravano dire gli occhi di Pier, quando d’un tratto lancia un urlo e salta sul letto:
“Oddio, il preservativo! Ho cambiato la giacca ed è rimasto in quella che avevo oggi… cosa facciamo, cosa facciamo? L’effetto della pillola è garantito per mezz’ora, poi non si sa…dipende… Madonna santa, Madonnina di Medjugorje…”
Clarissa, sconvolta anche lei, è la prima a riprendersi, a ragionare.
“Amazon, c’è solo Amazon. Il nuovo servizio Fastest Delivery, costa un po’ ma consegnano in mezz’ora. Vai sulla app, vai sulla app, dov’è il mio telefonino?”
Nudi come vermi corrono avanti e indietro per la casa a cercare i rispettivi telefonini, finalmente li trovano, digitano l’ordine, arriva la conferma: “Thank you Pierfrancesco, we are already on the road!”.


In realtà non era vero, la confezione era già pronta, un minuscolo pacchetto ma Pedrito e Cristobàl litigavano tra loro su a chi dei due toccasse la consegna. Di solito Amazon pagava 50 centesimi ma il Fastest Delivery era pagato anche 2 euro. Finalmente il furgone di Pedrito parte a tutta velocità, avrebbe diviso il guadagno con Cristiobàl.
L’appartamento di Clarissa era in via Forcella, quartiere Tortona, quello della moda.
“Dev’essere a senso unico”, pensava Pedrito mentre digitava il nome della via sul navigatore.
Il servizio era garantito, consegna entra 30 minuti, i sensori di Amazon controllavano il conducente, fosse arrivato dopo 30’ e 10 secondi scattava la penale, il cliente aveva diritto di rifiutare il pacco e l’autista non solo non veniva pagato ma riceveva pure un’ammonizione.
Pedrito è all’imbocco di via Solari con largo anticipo, è tranquillo, piazza del Rosario, via Bergognone…
“Concha de tu madre!” Pedrito batte i pugni sul volante. La strada in via Tortona è piena di gente, c’è una festa che deborda da un locale vicino, tutti come ebeti con il bicchiere in mano, che non si spostano d’un millimetro, lui deve procedere pian piano, fermarsi, ripartire…
“Por favor! Por favor! Lasciatemi passare!”
Quando è sotto casa al numero 7 di via Forcella telefona su: “Scenda signora, la prego, non so dove posteggiare, qui la strada è stretta…!”
Clarissa si veste di corsa, sulle scale scopre di essersi messa quella vestaglia orrenda che le aveva regalato Pierfrancesco quando s’erano appena conosciuti, torna su, si mette una più decente.
“Disgraziata, cosa fai?” le urla Pier, “Fai presto! Sento che mi passa l’effetto… Corri, corri!”
Quando finalmente il pacchettino è ritirato, il furgonista pagato, la ragazza rientrata in casa e l’operazione anatomica si sta per compiere, ormai è troppo tardi. Pierfrancesco, affranto, maledice la ditta produttrice.
“Questi della Bayer non potevano continuare a fabbricare aspirine e glifosati? Cosa c’entrano loro con il controllo delle nascite?”

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