Connessioni sentimentali

Due donne raccontano la storia del PCI

di Redazione

Il centenario della fondazione del Partito comunista italiano, nato nel 1921, è scoccato nel 2021. Sul canale YouTube di Volere la luna abbiamo seguito un incontro legato al documentario Cent’anni dopo di Monica Maurer (regia) e Milena Fiore (montaggio). Il  film, prodotto da Aamod (Fondazione Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico) con il sostegno dell’’Associazione Berlinguer, è soprattutto una testimonianza della connessione sentimentale, auspicata da Gramsci, tra il PCI e il suo popolo. Popolo che comprendeva operai e contadini, donne e giovani, e che attraversava ampi strati della società civile, artisti, femministe, intellettuali.
Nelle note di regia di Maurer e Fiore leggiamo: Come in un viaggio nella memoria, abbiamo attraversato e rivissuto questa epopea politica iniziata centanni fa. Abbiamo riconosciuto e ricostruito, grazie al lavoro fatto con Alexander Höbel, i passaggi topici della storia del Partito comunista italiano…
Abbiamo chiesto a Monica e Milena di rispondere ad alcune domande.

Ci ha colpite il vostro modo di fare memoria senza cadere nella nostalgia o nellenfasi, recuperando il valore evocativo dei fatti attraverso una particolare scelta di immagini. Come avete lavorato?

Avevamo limiti di tempo, dovevamo stare entro 25/30 minuti. Abbiamo scelto di usare unicamente materiali di Aamod, sia per questioni economiche che per una scelta più profonda: chi aveva girato i video e i film presenti in archivio erano persone coinvolte e militanti, e noi cercavamo proprio lo sguardo interno di chi aveva condiviso le lotte, non le aveva osservate da fuori, a distanza. Abbiamo usato girati e spezzoni tratti da film di Lizzani, Visconti, Zavattini, il quale sosteneva la necessità di un cinema che fosse opera artistica “utile”, e altri registi. Si tratta di materiali che hanno attribuito un significato nuovo alle esperienze culturali di quel momento, nella corrente del neorealismo.
Non volevamo fare un lavoro storiografico, la nostra scelta è stata di creare un film emotivo più che didattico. Abbiamo visionato ore e ore di materiali, per giorni, abbiamo scartato quelli che avrebbero rotto l’unità narrativa e scelto, come espediente, che la voce narrante parlasse usando il “noi”.
Altro elemento importante è la presenza di Aldo Tortorella, partigiano, ex-dirigente e memoria storica del PCI, quasi centenario anche lui. Con Aldo abbiamo girato un’ora e mezzo, una sorta di lectio magistralis da cui ci piacerebbe trarre un altro film.

 

Nel film scorrono i volti  di un’Italia che non c’è più o che forse non appare più sugli schermi, quasi una differenza antropologica. Nelle scene di popolo colpiscono i primi piani, le espressioni intense, i silenzi. Ai funerali di Togliatti e di Berlinguer non scattano gli applausi televisivi della modernità.

La tecnica delle riprese (dice Monica) è cambiata moltissimo, ma è chi tiene in mano la macchina da presa che fa la differenza, non lo sviluppo tecnologico. Le lotte cambiano il volto delle persone, come quello dell’operaia che nel film sfila alla manifestazione per il divorzio, lei si sente forte, è bellissima…  Ho incontrato donne così negli anni Settanta nelle occupazioni delle case alla Magliana, quartiere popolare di Roma. A volte vorrei una cinepresa negli occhi e un registratore nelle orecchie, mi dicevo.
In Cent’anni dopo ci sono immagini di manifestazioni in cui il palco è circondato, è tutt’uno con la gente, un corpo collettivo, la connessione sentimentale si vede e si sente. Invece al congresso del PCI del 1991 vediamo il segretario Occhetto su un palchetto, lontano da tutti, isolato, che dichiara l’eliminazione della parola “comunista” decretando di fatto la fine del partito.

Avete dedicato molto spazio alle lotte femministe.

Il nostro è uno sguardo femmina. (dice Monica)

Mostrare che forme di lotta radicali sono accadute, anche se adesso sono meno visibili, significa credere che nuove lotte sono possibili. Come è stato accolto il vostro lavoro?

Il nostro intento era quello di  risvegliare una discussione, la forza di riprendere le battaglie necessarie ai cambiamenti sociali, di recuperare quello slancio generativo. I giovani che non conoscevano quella storia, sono rimasti colpiti, alcuni non immaginavano che un mondo simile fosse esistito.

Alle manifestazioni del PCI, dal 1921 in poi, risuonavano dal palco il NO alla guerra e la richiesta di disarmo, posizioni che oggi brillano per la loro radicalità. Sappiamo che tu, Monica, hai girato vari film sulla guerra in Palestina.

Sì negli anni Settanta e Ottanta ho girato film come War Lab. Laboratorio di guerra, Palestine in Flames, Why? sull’assedio di Beirut, The Fifth War e altri, che hanno circolato molto nel movimento pacifista. Oggi abbiamo ancora più bisogno di una ripresa, di fare qualcosa che sia incentrato sul movimento della pace, senza scoraggiarci.

Cent’anni dopo si chiude con una frase di Gramsci da una lettera del 1927 al fratello Carlo:
Sono convinto che quando tutto sembra perduto noi dobbiamo continuare a lavorare con tenacia e con calma. Dobbiamo contare su di noi stessi, sulle nostre forze senza farci illusioni e senza abbandonarci alle delusioni.

Guarda il film e l’ncontro sul canale YouTube di Volere la luna (film da 7′ 11” a 40′) qui

Guarda il trailer su Aamod.it

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