Carta oleata

di bulander
Illustrazione di Federico Zenoni

Fu quando, facendo jogging lungo il Naviglio, si accorse che dopo un paio di chilometri aveva già il fiatone. Lui che era abituato a fare San Cristoforo-Corsico un paio di volte avanti e indietro senza problemi.
“Che mi sia beccato il Covid? Dicono che ti rovina i polmoni.”
Eppure aveva fatto la prima dose, unico in quella banda di no vax della sua ex terza liceo che avevano minacciato di espellerlo dalle cene sociali.
Per sapere se si era contagiato all’ultima, quella della “casseula” al Ponte dei Lambri, c’era un modo, invece dei soliti tamponi. Dicevano che si perde il gusto e l’olfatto, ok, sarebbe andato alla solita pasticceria dove ogni mattina si faceva fuori un paio di cannoli.
“Signor Binnoli! Sempre in forma lei! I soliti cannoli con cappuccino?”
La giovane dietro al banco lo accoglieva sempre così, quando lo vedeva arrivare vestito da jogger, era la nuora del proprietario.
“Certo, stamattina me ne basta uno solo!”, ma proprio in quel momento fischia una notifica sul suo Whatsapp, è Giordano, uno della combriccola: “Asterix è positivo”
Binnoli fa finta di niente e ingurgita il suo cannolo. Sapeva di qualcosa che non sapeva di niente, sembrava che masticasse carta da giornale, eppure carta da giornale lui non l’aveva mai mangiata. Era forse il caso di farsi un tampone? Che rottura di scatole! Uscì di fretta, quasi dimenticandosi di pagare. Ma perché darsi per vinti? Magari quel mattino i cannoli non erano riusciti bene, ci voleva un’altra prova, con qualcosa dal gusto forte, fortissimo. S’infilò nel minimarket, qualcosa avrebbe trovato, sì, sì, la cioccolata di Modica al peperoncino! L’avrebbe provata ai giardinetti di fronte, tranquillo, rilassato, seduto su una panchina. Condizione ideale per un test.
Rifischia Whatsapp, è sempre Giordano: “Anche Ferruccio positivo e lo stanno portando in ospedale”.
La cosa si faceva seria, occorreva sbrigarsi con la cioccolata. Sul momento non capì esattamente a che carta assomigliasse il gusto che avvertiva in bocca, poi, l’illuminazione
“Ah sì, carta oleata!”
Ma un istante dopo si ricordò di non aver mai mangiato carta oleata in vita sua. Eppure questa aveva un gusto diverso dal cannolo… come si spiega?

 

 

Binnoli aveva sempre avuto una passione per la filosofia, ma il papà non ne aveva voluto sentir parlare: “Ti pago le tasse solo se fai giurisprudenza, altrimenti arrangiati…” E s’era dovuto laureare in quella roba che lo ha fatto assumere dall’amministrazione comunale in quel lavoro d’una noia mortale….
“No, no, io sono fatto per essere filosofo. Qui si pone un problema gnoseologico, qui è un problema di filosofia della conoscenza. Come faccio a riconoscere il gusto di una cosa che non ho mai mangiato? Come fa la mia ragione a conciliarsi con la mia esperienza empirica del masticare cioccolata e anche con la mia non-esperienza del masticare carta oleata? Qual è la razionalità del rapporto tra un’esperienza reale e una mai avvenuta? Qui ci vuole Kant, La critica della ragion pura, altro che tamponi. Ma che scherziamo! Dovrei risolvere con una specie di cotton fioc nel naso un problema di una complessità tale che chissà se il vecchio di Königsberg ha mai risolto!”
L’edizione Laterza della Critica stava sull’ultimo scaffale lassù in alto, chissà da quando, occorreva prendere la scala, ma quando Binnoli è sull’ultimo gradino, suona il cellulare
“Accidenti! Questa non è whatsapp, che vogliono da me?”
Era sempre Giordano, un no vax della marcia su Roma: “Oh Binnoli, mi succede una cosa strana. Ieri sera ho mangiato prosciutto crudo con il Barbera, sai quello che ci ha regalato Pfimpferli, aveva un gusto strano, non di prosciutto, ma come… come…”
“Che gusto aveva Giordano?”, Binnoli stava sulle spine.
“Di carta oleata! Ecco!”
“Ma scusa tu mangi carta oleata di solito?”
“No, ma mia moglie quando va dal salumaio lui le dà il prosciutto avvolto nella carta oleata, perché a te no?”
“Giordano, ascoltami: tu, quando tua moglie ti porta il prosciutto, mangi anche la carta?”“No, la butto nel cestino!”
(urlando) “E allora come diavolo fai a capire che gusto ha?”
Silenzio dall’altra parte.
(con voce sommessa) “Figa…hai ragione”
“E poi perché mi racconti ‘ste storie che stavo lavorando? Ho da finire una pratica.”
“Eh, perché la storia lì del gusto, dell’olfatto… quella roba lì che dicono… del Covid.”
“Allora tu ci credi al virus? Hai cambiato idea?””
“Sì, no, però… cioé, ci credo… come fai a crederci… però ormai siamo in tre a averlo beccato dopo quella maledetta casseula.”

“Giordano, dài ascolto a me. Vuoi sapere se sei positivo o no?”
“Ho capito… No, no, no… io il tampone manco morto… ma scherzi!”
(urlando) “Lasciami parlare! Fai una bella cosa… la pasticceria da Clementi la conosci?”
“Sì, e allora?”
“Vai lì e ordina un cannolo.”
Chiusa bruscamente la conversazione, Binnoli torna sulla scala ma, giunto all’ultimo gradino, un pensiero l’assale: “Ho mangiato un cannolo e sapeva di carta da giornale, ho mangiato la cioccolata al peperoncino e sapeva di carta oleata, forse non dovrei mangiare sempre dolci ma qualcosa di molto salato. Allora sì che il test funziona, debbo cambiare reagente, come dice Gay-Lussac.” Infilò una mano nel frigo e ne estrasse quelle acciughe sott’olio della PAM, buone ma salatissime.
Finalmente un sorriso gli illuminò il volto.
“Sanno di cartone, non di carta oleata! Distinguo i gusti, sono sano!”

 

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