John Lennon andava a scioperare

di Ferdinando Fasce
Illustrazione di Anna Ciammitti

“Nonostante il suo immenso successo, conservò una coscienza di classe, continuò a indignarsi per la guerra e la violenza e rimase aperto alla crescita e al cambiamento personale”. Così scrivevano nel tardo autunno 1980 sulla Radical History Review, un’importante rivista di storia militante, due giovani studiosi e compagni, Jeane Attie e Joshua Brown, reagendo a caldo alla tragica scomparsa di John Lennon, “figura pubblica, artista e individuo che rappresentava un assalto alla cultura dominante”.
I due storici conoscevano bene l’intensa presenza della rockstar, accanto a Yoko Ono, nel movimento pacifista e radicale su entrambe le sponde dell’Atlantico, soprattutto a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, e la battaglia che aveva sostenuto dal 1972 al 1975 per evitare l’espulsione dagli Stati Uniti proprio per il suo impegno politico a fianco dei movimenti.
Chissà se Jeane e Joshua sapevano dei biglietti aerei che stavano sulla sua scrivania la sera dell’8 dicembre in cui fu ucciso. Erano tre biglietti per lui, Yoko e Sean, il loro figlioletto di cinque anni. Destinazione San Francisco. Per che cosa? Per una delle tante conferenze stampa, interviste o programmi tv per i quali i media da qualche settimana assillavano John e Yoko, dopo il loro recente ritorno sulla scena musicale con l’album a voci alternate Double Fantasy? No. I tre andavano a San Francisco per una ragione che giustificava pienamente le parole del necrologio della Radical History Review. È una storia che sembra opportuno recuperare in occasione del quarantennale della tragica scomparsa di John, perché aiuta a fare giustizia di tanti giudizi affrettati e generici sul suo profilo pubblico.
La storia era iniziata tre settimane prima, con lo sciopero a Los Angeles e a San Francisco dei lavoratori giapponesi: magazzinieri e camionisti, dipendenti dei principali importatori e distributori di cibo giapponese, in testa la Japan Foods Corporation, filiale del colosso multinazionale Kikkoman. In occasione del rinnovo del contratto, i lavoratori aderenti al sindacato dei Teamsters, un vecchio organismo attraversato all’epoca da un’ondata di rinnovamento e spinta militante dal basso, avevano rifiutato l’offerta aziendale di un incremento salariale annuo del 3% per tre anni. L’offerta non copriva assolutamente l’inflazione galoppante ed era molto al di sotto dei salari percepiti in altre aziende dai lavoratori bianchi con le stesse qualifiche professionali. Di qui la decisione di gettare il cuore oltre l’ostacolo, affrontando di petto imprese che pure costituivano una specie di monopolio con il 90% del volume di affari del settore.
Destino volle che a guidare lo sciopero a Los Angeles fosse Shinya Ono, quarantenne delegato sindacale e noto militante della Nuova Sinistra statunitense, ma anche cugino di Yoko. Shinya persuase John e Yoko a fare una pubblica dichiarazione di sostegno agli scioperanti. Già una decina d’anni prima, quando stavano ancora dall’altra parte dell’Atlantico ed erano in contatto con la rivista di estrema sinistra britannica Red Mole, John e Yoko avevano aderito con entusiasmo alla richiesta di aiuto degli operai della cantieristica scozzese, che avevano occupato i luoghi di lavoro contro i progetti padronali di smantellamento. La coppia aveva rilasciato una dichiarazione di solidarietà ai giornali e mandato un cospicuo sostegno finanziario al comitato di sciopero. Lo stesso fecero in quest’occasione, inviando agli scioperanti di Los Angeles un messaggio di solidarietà nel quale si leggeva, fra l’altro, “Siamo con voi in spirito… In questo bel paese nel quale la democrazia sta a fondamento della costituzione è triste che i cittadini debbano combattere per l’eguaglianza dei diritti e della paga… Che si boicotti, se è l’unico modo per ottenere giustizia”. E poi chiesero a Shinya se c’erano progetti per qualche manifestazione, rendendosi disponibili “a venire lì per dare una mano, portandoci dietro il piccolo”. Saputo da Shinya di un grande raduno di tutti gli scioperanti previsto a San Francisco, avevano comprato i tre biglietti. Shinya aspettava la loro telefonata per definire i dettagli della visita quando lo raggiunse la notizia che John era stato assassinato.

 

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